“Piccoli esperimenti di felicità” di Hendrik Groen

“Piccoli esperimenti di felicità”  di Hendrik Groen

Uno scrittore misterioso, un titolo accattivante e un tema spinoso: il diritto degli anziani  alla “dolce morte”, ovvero la possibilità di porre fine alla propria vita quando questa risulti insopportabile. Con questi ingredienti non poteva non diventare un caso editoriale il romanzo Piccoli esperimenti di felicità di Hendrik Groen, pseudonimo dietro al quale si cela un autore olandese senza volto, che in patria ha originato una vera e propria “Hendrik Groen mania”.

coverIl libro, uscito in Italia il 1º ottobre per Longanesi e in pubblicazione in altri 20 paesi, è il diario di un anno di vita (il 2013) che lo stesso Hendrik, 83 anni e un quarto (!), decide di scrivere dal suo luogo di residenza: la casa di riposo Tramonto (un nome un programma) di Amsterdam.

Hendrik non ha parenti eccetto una moglie che vive in un istituto psichiatrico, perché affetta da sindrome maniaco depressiva, ed è ormai incapace di riconoscere il marito quando questi, ogni sei mesi,  le fa visita.

A tenere compagnia al nostro simpatico vecchietto, un tipo arzillo, lento nei movimenti ma ancora veloce con la mente, sono cinque amici, Ever, Edward, Grietje, Eefjee e Graeme, che per reagire alla noia e al senso di decadenza quotidiana che regna nell’ospizio, danno vita al club Ve-ma-mi-no = Vecchi ma mica morti.

Il club, esclusivo e invidiato dagli altri ospiti, si occupa di organizzare i “piccoli esperimenti di felicità” per i suoi membri: escursioni, visite culturali, uscite eno-grastronomiche, insomma ogni tipo di esperienza che renda la vita ancora degna di essere vissuta e combatta il desiderio di arrendersi alla morte.

Attraverso queste uscite periodiche, rese spesso difficili dal clima rigido e dai problemi fisici, il gruppo di anziani tiene accesa la labile fiamma di vita che ancora scalda il loro cuore. Ed è una meraviglia scoprire le piccole complicità dei personaggi, i loro vizi, le simpatie nascenti, i loro drammi personali, la solidarietà e l’amicizia che danno la forza di tirare avanti almeno un altro giorno e poi un giorno ancora e dopo si vedrà…

A differenza di molti ospiti della casa di riposo, Hendrik non è un tipo che si lagna, è un uomo pratico che sceglie di tenere un diario per raccontare ogni giorno almeno un fatto positivo, ma inevitabilmente si scontra con la realtà del quotidiano: lutti e malattie sono all’ordine del giorno e nonostante le descrizioni esilaranti e spesso ciniche di molti episodi che riguardano la vita dell’ospizio (incidenti con carrozzine elettriche truccate come motorini, pesci rossi che muoiono per indigestioni di torta e altre spassosissime vicende), il libro, anche nelle pagine più divertenti e spensierate,  finisce per trasmettere una sensazione di irrimediabile malinconia. Il fiato gelido della morte non dà tregua.

La forza di Piccoli esperimenti di felicità, romanzo che si legge lentamente perché, come è proprio della vecchiaia e della vita in un ospizio, a volte si ripete, è la straordinaria capacità dell’autore di mettere nero su bianco i terremoti emotivi e i conflitti interiori di chi, da un lato, continua a provare emozioni e sentimenti incorruttibili dal tempo e dall’altro vede il proprio corpo consumarsi sotto il peso dell’età e la propria esistenza svuotarsi di significato.

Quando sei vecchio non c’è più un obiettivo a cui puntare. Questa  è l’essenza del vuoto esistenziale qui da noi. Non ci sono più obiettivi. Niente esami da superare, niente più carriere da portare avanti, niente figli da crescere. Siamo troppo vecchi anche per occuparci dei nipoti.

(…)

Forse non dovrei lamentarmi in questo modo. Bisogna solo impegnarsi di più perché ogni giorno valga la pena di essere vissuto. O almeno un giorno su due. Servono anche dei giorni di riposo, come al Tour de France.

Anche la solitudine di chi viene “parcheggiato” in un ospizio da figli e nipoti, il rifiuto sociale della vecchiaia e le condizioni spesso biasimevoli delle case di riposo sono oggetto delle considerazioni di Groen, che non risparmia frecciate al governo del suo paese per le politiche sociali ritenute penalizzanti per gli anziani.

Arrivato alla fine dell’anno il nostro Hendrik Groen dovrà scegliere se, nonostante tutto, affrontare un nuovo inverno in attesa dell’amata primavera o se addormentarsi per sempre con l’aiuto della pillola della dolce morte.

Qualsiasi cosa Hendrik decida di fare, un obiettivo lo avrà ottenuto: trasmettere al lettore un messaggio forte e chiaro di rispetto per la vita, una vita da godere fino all’ultima stilla di energia, una vita che rivendica il diritto di essere vissuta in modo dignitoso e di scegliere quando il momento giusto per uscire di scena.

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