Per quelli che non si arrendono

Per quelli che non si arrendono

L’economia mondiale vacilla, le imprese soffrono, l’occupazione precipita.

Fatti incontrovertibili. Siamo in crisi, nessuno lo nega. Eppure anche in quest’epoca buia di politici goduriosi e corrotti, di tensioni sociali e valori traballanti, c’è chi riesce a farsi largo e a trovare un posto al sole, magari piccolo, ma promettente. E lo fa senza essere figlio, nipote o amico di qualcuno, senza vendere l’anima o il corpo al miglior offerente, senza scendere a compromessi con la propria dignità.

Ci sono persone che sanno vedere opportunità là dove altri vedono solo ostacoli. Persone che inseguono un sogno, un obiettivo o che semplicemente hanno un plus di determinazione nel loro Dna, una motivazione così violenta che li porta a percorrere tutte le strade, anche quelle che altri hanno ritenuto troppo impervie.

E così troviamo casi di giovani che si lagnano per la mancanza di lavoro senza uscire da casa a cercarlo e altri che, fedeli allo stay hungry, stay foolish jobsiano, azzannano voraci ogni opportunità minimamente papabile.

Questo non significa che nel nostro paese le occasioni di carriera abbondino, tutt’altro, ma qualche volta fa rabbia vedere la rassegnazione dipinta sui volti di chi dovrebbe avere tutta la grinta che regala la giovane età. Ragazzi e ragazze che dicono sempre di no. No perché si lavora di sabato o di domenica, no perché bisogna vendere, no perché si sta in piedi (o seduti) tutto il giorno, no perché la sede è troppo lontana, no perché il lavoro non é esattamente quello immaginato.

E se qualcuno osa dar loro un consiglio, ribattono che per gli adulti è troppo facile parlare. “Ai vostri tempi…” dicono. Ma quali tempi sono stati così idilliaci da permettere a tutti di trovare un lavoro da sogno, ricchezza e benessere, con uno schiocco di dita? Quante fatiche hanno fatto le generazioni dal dopoguerra in poi per rimettere in piedi questo paese sfasciato e alla fame? I tempi sono sempre difficili, qualche volta, è vero, lo sono di più. Questo non consente di raccontarsi bugie per giustificare la propria inerzia.

Certo, sarebbe meraviglioso alzarsi la mattina e trovare la posta elettronica invasa da offerte di lavoro e dedicarsi a scegliere quella che meglio si addice alle proprie ambizioni. Piacerebbe anche a quei ventenni, molti non ancora laureati che invece inseguono i propri sogni a colpi di due o tre lavori per volta, sacrifici spesso poco pagati ma in grado di generare esperienza, relazioni, visibilità; cervelli esuberanti che scrivono blog, s’inventano cose, creano imprese che a volte falliscono e allora ne fondano altre, si muovono sempre, perché sanno che stando seduti sul divano di casa a leccarsi le ferite non otterranno che una nuova infezione.

Ogni volta che qualcuno lo dice o lo scrive piovono critiche, come se avere spirito di iniziativa, motivazione e voglia di fare fosse una tara di nascita, tollerata con compatimento fino a che non si combina nulla di buono, disprezzata se arriva il successo. Ben venga il successo, invece. Se è onesto e sudato, non è una malattia di cui vergognarsi. Desiderare una buona qualità di vita non è un peccato. Sperare che piova dal cielo, sì.

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