“Le otto montagne” di Paolo Cognetti che hanno incantato i giudici del Premio Strega
Solo gli scrittori con la S maiuscola sanno fare di una “piccola” storia un grande romanzo. Paolo Cognetti con il suo Le otto montagne (Einaudi), vincitore del Premio Strega 2017, ha ampiamente dimostrato di appartenere alla categoria. Tradotto in oltre trenta lingue, il romanzo di Cognetti è il trionfo della letteratura, quella capace di fare centro attraverso l’assoluta pulizia del linguaggio, dei personaggi e della struttura narrativa.
Le otto montagne racconta la vita di Pietro, un ragazzino di Milano abituato a trascorrere i lunghi periodi di vacanza estivi in un paesino di montagna, dove il padre, appassionato escursionista, lo porta con sé in impegnative camminate. Qui conosce Bruno, un coetaneo del posto con cui svilupperà un forte rapporto di amicizia. Con Bruno, il protagonista scoprirà luoghi suggestivi e affronterà le scalate più impegnative sui monti, come nella vita.
Le otto montagne è un libro di esistenze ordinarie, di emozioni inconfessate, di piccoli-grandi gesti che sembrano non fare la differenza e invece cambiano, spesso radicalmente, il corso dell’esistenza.
Il romanzo di Paolo Cognetti è una storia piena di umanità e pudore, una storia in cui la montagna è molto più di un semplice palcoscenico su cui si muovono gli attori. La montagna, con la sua maestosità è la protagonista assoluta, è oggetto d’amore, è un “rifugio” in cui non si può fare a meno di tornare.
Avevo intervistato Paolo Cognetti al tempo del suo Sofia si veste sempre di nero (minimum fax), un romanzo pieno di promesse, tutte mantenute ne Le otto montagne. Già allora l’autore, nella nostra chiacchierata, professava l’amore per la montagna e per uno stile di vita ritirato. Vien da pensare che scrivere ad alta quota farebbe bene anche a tanti autori di città.