Gli innamoramenti. Javier Marías
Ottobre 2013
Patrizia&Giuditta 2 Voci per 1 Libro è una rubrica che nasce dall’incontro di due persone distanti per formazione ed esperienze di vita, ma unite da una grande passione per i libri e la letteratura. Due donne, Giuditta e io, che si sono conosciute leggendo l’una il blog dell’altra senza essersi mai incontrate di persona (ma intenzionate a farlo presto), due “sentire” spesso discordanti ma sempre rispettosi e aperti al confronto. Da questa complicità è nata, tra un tweet e l’altro, l’idea della rubrica. Un luogo in cui confrontarsi su un libro diverso ogni mese in modo divertente e scanzonato, senza il rigore di una recensione, ma con l’attenzione ai dettagli. Una sorta di gioco (liberamente tratto dalle famose interviste della trasmissione “Le Iene”) che vi permetterà di conoscere nuovi romanzi e sorridere un po’. Per assecondare i gusti di tutti i lettori, abbiamo deciso di seguire uno schema che prevede l’alternarsi di un autore italiano, uno spagnolo e uno di qualsiasi altra nazionalità.
Questo mese è il turno di uno dei più noti e apprezzati autori spagnoli dei nostri tempi: Javier Marías. Il suo Gli innamoramenti (Einaudi) ci porta all’interno di una storia che, a dispetto del titolo, è tutto meno che raggiante. Marías, attraverso il suo stile fatto di vorticosi pensieri, dà vita a una sorta di giallo in cui la trama è solo la scusa per addentrarsi negli angoli bui dell’animo umano. Ancora una volta lo scrittore spagnolo dimostra di saper leggere nel cuore dei lettori meglio di quanto loro stessi sappiano fare.
Gli innamoramenti
Javier Marías
Einaudi
Patrizia twitter: @patrizialadaga | Giuditta twitter: @tempoxme_libri www.libri.tempoxme.it |
1. Dai un voto alla copertina e spiegala | |
Voto:10. L’immagine scelta, molto simile a quella della versione spagnola, è splendida. Il sorriso della donna è l’emblema dell’innamoramento, ma il bianco e nero parla di una felicità che non può tornare… | Voto: 9. Mi piace il gioco prospettico della copertina che rende bene il senso profondo del libro in cui vi è un continuo congetturare e specchiarsi nelle impressioni altrui. Particolare anche il titolo, con quel vocabolo insolito per esprimere il sentimento più comune ma anche una particolare sfumatura di esso. |
2. L’incipit è… | |
Da brividi. Marías ti obbliga a pensare a ciò che non vorresti fin dalla prima riga. E non la smette più. | Avvolgente. Una prima persona che si impone subito, ma nello stesso tempo si nasconde dietro i due personaggi, Miguel Desvern e la moglie Luisa, con l’aggiunta dell’indicazione del giorno fatale da cui si dipana a spirale tutto il libro. Il lettore è da subito imprigionato nell’ottica dell’io narrante, avvolto nei suoi pensieri e nelle sue congetture e non ne uscirà che a romanzo terminato. |
3. Due aggettivi per la trama |
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Essenziale e marginale | Elucubrante e ingegnosa. |
4. Due aggettivi per lo stile | |
Cerebrale e geniale | Sfarzoso nella sintassi ed elaborato |
5. La frase più bella | |
All’inizio del romanzo Javier Marías descrive la coppia che ogni mattina Maria, la voce narrante, vede al bar in cui fa colazione. Sono le uniche pagine lievi della storia, in cui si dipinge il ritratto di un matrimonio felice e solido. Parole che raccontano l’amore fatto di complicità, anche dopo molti anni.
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Il romanzo è pieno zeppo di frasi pregnanti di significato e di sostanza. Scelgo quella legata al senso del “romanzesco” che più mi ha colpita per lucidità, profondità e acume.
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6. La frase più brutta | |
Nel libro di Javier Marías il brutto non è contemplato. Anche il concetto più cupo e doloroso diventa arte. Tuttavia, scelgo una frase per la sua capacità di fotografare gli istinti perversi che si celano nella mente degli esseri umani, anche di quelli apparentemente più inoffensivi.
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Quella che irrita di più, perché innegabilmente veritiera, che Marìas costruisce in climax ascendente dai casi privati a quelli politici.
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7. Il personaggio più riuscito | |
Diaz Varela. L’ambiguità fatta persona. | Francisco Rico. Non so quanto ci sia di vero nel personaggio finzionale rispetto al grande studioso. Mi ha divertita trovarlo tra le pagine, per quanto sia indelebile nella mia memoria una straordinaria lezione seminariale da lui tenuta sul “Secretum” di Petrarca in una piccola aula della facoltà di Lettere della Sapienza |
8. Il personaggio meno azzeccato | |
Luisa. Ignara, passiva, manipolata. L’incontro con Maria, la voce narrante, e il successivo invito a casa mi sono sembrate una forzatura. Poco importante, tuttavia. | La dico grossa. Non mi ha convinto del tutto Luisa, in ogni suo atteggiamento, dall’affettuosità dimostrata irragionevolmente a Maria, io narrante del romanzo, all’atteggiamento romantico |
9 La fine è… | |
Sconsolante, ma necessaria. Semplicemente perfetta. | Intrisa di sentimento, piena e densa. |
10. A chi lo consiglieresti? | |
A chi non sente l’esigenza di una lettura di puro intrattenimento, bensì è in cerca di riflessioni profonde sul difficile tema della morte delle persone amate e dell’impunità di molti omicidi nella nostra società. | A chi si considera un ri-lettore, secondo la definizione di Nabokov. A chi ama la lettura pausata. Quella pregna di parole che ha bisogno di essere riletta, riassaporata, quasi studiata |
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