“Com’è giusto che sia” di Marina Di Guardo

“Com’è giusto che sia” di Marina Di Guardo

È la violenza sulle donne il tema, drammaticamente attuale, scelto da Marina Di Guardo per il suo ultimo thriller, Com’è giusto che sia, in libreria per Mondadori. L’ho letto con un anno di ritardo sull’uscita (24 gennaio del 2017), ma fortunatamente i romanzi non hanno scadenza.

Com’è giusto che sia ha per protagonista una brillante e bellissima studentessa di medicina, Dalia, la cui vita è stata condizionata sin da bambina da una madre traumatizzata da uomini vili e brutali. Le due donne vivono insieme in un palazzo della Milano bene, dove Maria, la madre della protagonista, lavora come portinaia. Una vita modesta, che vede la giovane Dalia impegnarsi esclusivamente nello studio e rifiutare ogni contatto con l’altro sesso.

L’alienante routine viene spezzata dalla comparsa di Alessandro, un universitario che lavora come barista per mantenersi agli studi e che con sensibilità e dolcezza riesce a scalfire la corazza di Dalia, dando inizio a un’amicizia che promette di trasformarsi in un sentimento più profondo. Entrambi i giovani, tuttavia, nascondono un terribile segreto.

Com'è giusto che sia

Dire di più sullo sviluppo della vicenda sarebbe fare un torto al lettore che nella trama di Com’è giusto che sia trova il punto di forza del libro, in cui non mancano i colpi di scena. Avvincente e ben costruita, la storia ideata da Marina Di Guardo scorre agevolmente tra ricordi truculenti, omicidi e indagini poliziesche.

I personaggi principali, Dalia e Alessandro, ben delineati, emergono sugli altri, dei quali talvolta resta il desiderio di sapere di più, come accade nel caso del Commissario Caruso, un investigatore arguto, ma forse troppo presto liquidato. 

Com’è giusto che sia è un thriller che intrattiene senza troppi coinvolgimenti emotivi, ma che obbliga il lettore a interrogarsi sul bene e sul male, sulle pulsioni umane e soprattutto, come evoca il titolo, sul concetto di giustizia. 

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