Daniel Glattauer: Freddo glaciale senza risate

Daniel Glattauer: Freddo glaciale senza risate

Partiamo dal principio che non amo parlare male di un libro. Anche quando non mi è piaciuto cerco di mettermi nei panni dello scrittore e conoscendo le difficoltà che comporta il raccontare una storia cerco di essere indulgente. Ci sono però alcuni romanzi che mi irritano e spazzano via ogni mia tentazione buonista. Quello di cui sto per parlarvi, In città zero gradi, di Daniel Glattauer (Feltrinelli), purtroppo, appartiene a questa categoria.

Glattauer vorrebbe far sbellicare il lettore dalle risate a ogni frase ed è convinto che le innumerevoli parentesi dense di esclamazioni, controsensi,  monologhi interiori e considerazioni superflue moltiplichino l’effetto comico dei suoi dialoghi già di per sé piuttosto demenziali.

La trama, che nel risvolto di copertina promette una storia romantica, dimentica di specificare che Max, il protagonista, è un improbabile pseudogiornalista che scrive rubriche per cani (dai nomi epici come sbavati nel vento o attimi di fedeltà) su riviste lette da quattro gatti (chiedo venia ma il gioco di parole si addice all’umorismo di Glattauer). Il poveretto è pure allergico ai baci delle donne (che gli provocano spaventosi conati di vomito) e possiede un cane che non fa altro che dormire. Glattauer scambia la leggerezza con l’idiozia e, pagina dopo pagina, ci propina una catalogo di assurdità che fa desiderare di non avere mai aperto il libro.

Un passaggio fra i tanti:

«Parlarono soprattutto di torta alle pere. Era buonissima, non aveva per niente il sapore di pere, era difficile riuscirci, disse in tono elogiativo Katrin. ‘Le pere non sanno di nulla’ disse Max. Era questo l’unico motivo per cui le usava. A suo avviso una torta di frutta non dovrebbe sapere di frutta ma di torta. La sua opinione era: se vuoi mangiare frutta, mangia la frutta, non ti serve anche per la torta. Katrin annuì, in parte per convinzione, in parte per cortesia, poi pero disse: ‘In realtà avresti potuto fare a meno delle pere’ (Gli aveva dato del “tu”?). ‘Di per sé, hai ragione’ rispose Max (e così erano passati al “tu”).  ‘Ma che nome do alla torta senza le pere?’ domandò. ‘Se dico: Ho fatto una torta la gente mi chiederà: Che genere di torta?. E a quel punto dovrei ammettere: Be’, solo una torta, tutto qui. E allora solo ad annunciarlo mi passerebbe la voglia».

Lo strabiliante ragionamento sopracitato è solo un esempio delle assurde conversazioni che caratterizzano il rapporto fra i due protagonisti. Altrettanto puerili sono alcuni personaggi che hanno in sé i cliché della peggiore umanità. La madre preoccupata che la figlia (nemmeno trentenne!) resti zitella, il padre che cerca di rifilare la figlia al primo che si dimostri interessato, l’amica con figli stufa del marito e dei figli, tutti elementi che dovrebbero fare molto ridere proprio per il loro essere stereotipati, ma che finiscono per essere di una banalità apocalittica.

Insomma “che noia, che barba…”, come diceva la nostra indimenticabile Mondaini. A Glattauer farei vedere qualche sketch di Sandra e Raimondo, chissà che impari cos’è la vera ironia.

La trama: Max detesta il Natale e quest’anno, per la prima volta in vita sua, è fermamente intenzionato a lasciarselo alle spalle e a fuggire in un paradiso esotico. Purtroppo, però, ha fatto i conti senza Kurt, il suo cane. Kurt è stato un investimento sbagliato: passa la maggior parte del tempo a dormire e, quando si muove, tutt’al più lo fa per sbaglio. A chi affidarlo durante la vacanza? All’inizio Katrin non ha nulla a che spartire né con l’uno né con l’altro. Alla soglia dei trent’anni deve, suo malgrado, sopportare genitori che devono, loro malgrado, sopportare il fatto che lei non abbia ancora trovato l’uomo giusto. Con l’avvicinarsi del Natale e della tradizionale riunione di famiglia, la pazienza di tutti giunge al limite. Di colpo, però, ecco che all’orizzonte spunta Kurt. A Katrin non piacciono granché gli animali, ma a suo padre ancora meno. L’inserzione di Max per un dog-sitter è un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Così in un attimo lei architetta un piano formidabile. Mentre in città la temperatura continua a scendere e la prima neve ammanta di bianco le strade, le vite di Max, Katrin e Kurt si intrecciano inesorabilmente.

Titolo: In città zero gradi
Titolo originale: Der Weihnachtshund
Autore: Daniel Glattauer
Editore: Feltrinelli
Prezzo: 16 €
Voto: 4

 

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