Tradizioni gastronomiche: a Barcellona è tempo di calçotada
Paese che vai, cultura e cibo che trovi.
Da quando il mondo si è fatto piccolo tra Internet e viaggi low cost, molte tradizioni locali, si tratti di feste folcloristiche o usanze gastronomiche, hanno varcato i confini nazionali diventando patrimonio comune. Così Halloween non è più la notte delle streghe soltanto nei paesi anglosassoni e sushi, couscous o nachos sono piatti che si consumano anche sulle nostre tavole.
Ci sono, tuttavia, alcuni riti così legati al territorio da risultare pressoché sconosciuti a chi non risiede stabilmente in certe zone. Ve ne racconto uno che, in caso programmiate una visita a Barcellona e dintorni nelle prossime settimane, vi divertirà di certo.
In Catalogna, specialmente nella zone interne tra Barcellona e Tarragona, nei mesi tra gennaio e marzo è tipico vedere intere famiglie o compagnie di amici darsi appuntamento al ristorante (spesso cascine rustiche in campagna) per una calçotada (si legge calsotada più o meno) una grigliata molto particolare a base di… cipolle.
Faccio notare che non ho mai amato particolarmente questo ortaggio, fino a che non ho scoperto l’esistenza dei calçot, ma soprattutto del rito che li riguarda.
I calçot sono particolari cipollotti dalla forma allungata, molto simili ai porri, che vengono messi a cuocere sul fuoco vivo, fino a che la parte esterna non si carbonizza. Una volta cotti vengono serviti su tegole di coccio che mantengono il calore. I commensali spesso vengono dotati di guanti usa e getta e di un grande bavaglione per evitare di sporcarsi.
In alcuni locali i calçot si consumano direttamente in giardino, su tavoli disposti davanti alle grandi griglie, per accomodarsi più tardi in sala e continuare il pranzo con le altre pietanze.
Per gustare il calçot occorre privarlo della parte esterna (ecco perché i guanti) e intingerlo nella tipica salsa romesco (una delizia composta da pomodoro e aglio arrostiti, pane fritto, mandorle, nocciole, olio, sale e peperoncini secchi). Per mangiarlo bisogna fare qualche acrobazia, forse non molto elegante, ma di sicuro divertente. Sarà per questo che la calçotada fa impazzire anche i bambini.
Quasi tutti i ristoranti propongono menu, con prezzi tra i 25 e i 38 euro, che comprendono calçot, pan con tomate (la bruschetta locale), seguiti da una grigliata di carne accompagnata da fagiolini bianchi e dalla tipica salsa all i oli (una specie di maionese all’aglio). Per finire il classico dessert locale: la crema catalana e da bere vino tinto (rosso) della casa.
Chi ha la fortuna di avere un giardino dotato di barbecue spesso invita gli amici per una calçotada casalinga. Nei supermercati in questa stagione i calçot abbondano e per chi non sa prepararla c’è anche la salsa romesco in barattolo. Non all’altezza di quella fresca, ma accettabile.
Insomma, se tra le vostre prossime mete c’è la Catalogna, non accontentatevi di tapas e tortilla, ormai stranote a tutti i turisti. È la calçotada di fine inverno il vero rito di questi luoghi. Cultura è apertura, sperimentazione, condivisione. Cultura è anche buon cibo.
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