Chi spera è un nuovo guerriero
«Cecità è vivere in un mondo dove non vi sia più speranza»
scriveva Saramago in uno dei sui libri più belli.
La speranza è sempre stata associata al sogno, all’idea che ciascuno si è fatto di una vita ideale, composta da un quotidiano privo di affanni, di noiose ripetizioni, di illusioni svanite, di porte dolorosamente sbattute in faccia.
Chi spera ha sempre gli occhi spalancati sul mondo, in cerca di nuove strade che conducano a raggiungere una meta, un luogo sereno, un incontro felice. Chi spera lo fa con il sorriso sulle labbra e non contempla mai la resa.
La cecità, tuttavia, si diffonde a macchia d’olio. Sempre Saramago ha scritto:
«Un uomo non è meno smarrito solo perché va diritto».
Vedo persone di tutte le età trascinarsi su strade sempre uguali, incapaci di immaginarsi su un sentiero più impervio, forse più rischioso ma nuovo e più emozionante. Gente senza speranza, che insegna a non averne, che non ha colto l’attimo, ne lo farò domani.
Un mondo senza speranza fa sì che nelle storie vincano sempre i cattivi, che ai bambini si insegni ad essere scaltri invece che giusti, che una mano tesa sia una minaccia invece che un’offerta di aiuto.
Un mondo senza speranza significa arrendersi a vivere al buio, rinchiusi comunità virtuali in cui siamo amici di tutti, se ci fa comodo, e di nessuno quando conviene.
Chi ha speranza non dà per ricevere e ama la vita anche quando la vita lo odia.
Chi ha speranza non ha bisogno di credere in qualcosa o in qualcuno in questo o in un altro mondo. Chi ha speranza, oggi, è un nuovo guerriero, che lotta per la vita. Sua e di chi ama.
Accendiamo la luce. Ricominciamo a vedere. Insegniamo a guardare.
credits: immagine di copertina presa qui.