Mi chiamo Irma Voth di Miriam Toews

Mi chiamo Irma Voth di Miriam Toews

Patrizia&Giuditta 2 voci per 1 libro è una rubrica che nasce dall’incontro di due persone distanti per formazione ed esperienze di vita, ma unite da una grande passione per i libri e la letteratura. Due donne, Giuditta e io, che si sono conosciute leggendo l’una il blog dell’altra senza essersi mai incontrate di persona (ma intenzionate a farlo presto), due “sentire” spesso discordanti ma sempre rispettosi e aperti al confronto. Da questa complicità è nata, tra un tweet e l’altro, l’idea della rubrica. Un luogo in cui confrontarsi su un libro diverso ogni mese in modo divertente e scanzonato, senza il rigore di una recensione, ma con l’attenzione ai dettagli. Una sorta di gioco (liberamente tratto dalle famose interviste della trasmissione “Le Iene”) che vi permetterà di conoscere nuovi romanzi e sorridere un po’. Per venire incontro ai gusti di tutti i lettori abbiamo deciso di seguire uno schema che prevede l’alternarsi di un autore italiano, uno spagnolo e uno di qualsiasi altra nazionalità. Questo mese di novembre è il turno di Miriam Toews, una straordinaria autrice canadese che ha fatto molto parlare di sé. 

 Mi chiamo Irma Voth

Miriam Toews

Marcos y Marcos

 Patrizia   twitter: @patrizialadaga  Giuditta  twitter: @tempoxme_libri     www.libri.tempoxme.it
1. Dai un voto alla copertina e spiegalo
Voto 8: Una copertina minimalista, efficace e molto coerente. L’aridità della vita della protagonista e dei luoghi semidesertici in cui si svolge la vicenda è ben rappresentata dal cactus su fondo giallo, che domina la scena. L’opportunità di fuggire da un’esistenza opprimente è invece incarnata dalla troupe cinematografica.  Voto: 8 Le copertine della Marcos y Marcos mi piacciono molto, perché sono colorate in maniera decisa e fortemente riconoscibili. Il giallo di questa copertina specifica risulta un forte richiamo di attenzione e curiosità. Il cactus centrale, quasi antropomorfizzato, si staglia nel mezzo e richiama lo sguardo alle figure umane scure e incappucciate sullo sfondo. Bello anche il lettering del titolo, nella sua chiara e tonda semplicità.
Una mia passione: trovare in copertina il nome del traduttore. Peccato che manchi, mentre Daniele Benati, citato sulla bandella e frontespizio, avrebbe meritato, a mio avviso, anche la copertina perché ha fatto un ottimo lavoro, conservando viva e immediata la lingua.
2. L’incipit è…
Scioccante. Parole che feriscono e che incollano alla pagina. Straordinario, perchè fa scattare in maniera diretta l’immedesimazione con l’ottica straniata della protagonista, in un miscuglio così introspettivo di discorso indiretto e diretto che sostanzia l’originalità e la felicità della narrazione.
3. Due aggettivi per la trama
Curiosa e appassionante. Stralunata e surreale.
4. Due aggettivi per lo stile
Colloquiale e insolito. Immediato e originale.
5. La frase più bella
Sono tornata in corridoio e ho sentito Aggie e mia madre che parlavano nella stanza da letto. Aggie diceva stringimi forte, mamma, ancora più forte. Stavano piangendo tutt’e due.Forse non è la più “bella” frase in senso stilistico, ma è una delle più emotive. È l’ultimo saluto alla madre di una figlia che fugge. Semplice e commovente. Senza fronzoli. Solo lacrime. Sedute sullo steccato, guardavamo le cose. Cose semplici. Che erano vere. Cose che ci appartenevano e si appartenevano tra loro. Le nuvole, i nostri vestiti, le mie mani.C’è il senso vero del romanzo, l’attenzione per le minuzie insignificanti della vita interpretate dallo sguardo pazzoide e personalissimo di Irma, all’interno del quale si caricano di un denso e pregnante significato esistenziale.
6. La frase più brutta
Aggie ha detto che nostro padre aveva detto al regista che i film sono come delle bellissime torte, farcite di merda. L’ottusità di un uomo che si manifesta nella volgarità di un’immagine. Fino a un momento prima stai saltellando fra le onde sfavillanti per la prima volta in vita tua e non riesci assolutamente a smettere di ridere, e subito dopo eccoti a espellere l’inutile mucosa del tuo utero e a imbrattare di messaggi sanguinolenti bacinelle di porcellana e spiagge sabbiose. Parole dettate dalla vergogna come: scusate per il pasticcio e l’odore, e non so per quale accidenti di motivo sto piangendo in una giornata estiva così bella.Non c’è il dono della femminilità in questo brano, ma solo il disagio e l’inadeguatezza di essere necessariamente e ineluttabilmente donne, sensazioni capaci di spezzare la felicità di un momento di giochi infantili al mare e di inchiodare alla propria meschina situazione.
7. Il personaggio più riuscito
Irma Voth, la protagonista. Una giovane donna dall’intelligenza vivace, con un carattere bizzarro e inconsapevolmente coraggioso, che le consente di affrontare le difficoltà della vita con risolutezza ed ironia. Sono tutti personaggi fuori dalle righe. Note oltre il pentagramma. Questa loro condizione di inappartenenza li rende in maniera diversa perfettamente riusciti e congeniali al mondo narrativo di cui fanno parte. Obbligata a scegliere cito Wilson, con la carica sofferente della sua malattia e l’indifferenza lucida con cui la vive, almeno in apparenza.
8. Il personaggio meno azzeccato
Ximena, la neonata, sorella di Irma. La sua presenza intenerisce il lettore ma rende surreale una parte del romanzo, già costellato di episodi a dir poco inconsueti. Riuscire a far vivere a una bambina così piccola certe avventure appare una forzatura eccessiva. I personaggi sono tutti azzeccati, posso solo scegliere tra quelli negativi, il più urticante e odioso, che però all’interno della vicenda conserva una sua nota di forte umanità.
Il padre, severo autoritario violento, reso con grande maestria nel gioco di finzione e realtà, con cui la protagonista vive i momenti con lui sulla pagina, indicandoci come reali gesti e parole che le sarebbero piaciuti veder compiere al genitore nei momenti più salienti. La mancanza di questi gesti rendono anche la figura del padre estremamente ricca di una sofferta e sofferente umanità.
9 La fine è…
Aperta e commovente.  Sospesa e poeticamente inconcludente.
10. A chi lo consiglieresti?
A tutti perché oltre a divertire e ad emozionare, apre i confini della conoscenza a realtà inconsuete. Dei mennoniti e delle loro severe regole di vita, prima di questo libro, personalmente, non sapevo nulla. A chi ama farsi trasportare in un mondo lontano, non per distanza geografica ma per suggestioni atmosfere incontri e sensazioni. Con Mi chiamo Irma Voth veniamo rapiti da un mondo che fa della stranezza la cifra dominante del modo di concepire e valutare la realtà.

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