Manuela La Ferla: «Non è vero che chi ha talento resta inedito»

Manuela La Ferla: «Non è vero che chi ha talento resta inedito»

La ferla 1º pianoManuela La Ferla è una di quelle persone che quando le incontri non te le scordi più. E non soltanto perché è una bella donna, ma per quella luce che brilla negli occhi di chi ha determinazione da vendere.

L’ho conosciuta al Salone del Libro di Torino lo scorso maggio, mentre correva da un appuntamento all’altro e mi ha raccontato la sua avventura imprenditoriale, felice coronamento di venticinque anni di lavoro come editor e consulente per molte case editrici tra cui Feltrinelli, Rizzoli, Longanesi, Mondadori, Fazi e Giunti. Il frutto di tanta esperienza si chiama Casa dell’autore e ha sede a Firenze, città in cui Manuela vive da oltre trent’anni nonostante sia siciliana di origine (e di temperamento).

La Casa dell’autore, nata ufficialmente nel gennaio del 2013, è un’idea unica nel panorama editoriale italiano e, a partire dallo slogan che recita “Un crogiolo di idee per testi di qualità”, ricorda le antiche botteghe rinascimentali in cui gli artisti affinavano il talento fino a produrre i capolavori che ancora oggi contempliamo. Per saperne di più ho chiesto a Manuela di spiegarci come nasce e come funziona la Casa dell’Autore ed ecco che cosa mi ha raccontato.

Quando è nata in te l’idea di creare la Casa dell’autore e perché?

Eravamo sulla terrazza della casa che era di Luciano Foà e dove ora vive la figlia, mia amica. Ragionavamo insieme sulla difficoltà – lavorando all’interno della macchina editoriale – di trovare il tempo e il modo di dedicarsi agli autori e ai loro testi. Avevo letto da poco il bel libro di Francesco Cataluccio: Che fine faranno i libri? in cui si auspicava che – grazie alla rivoluzione digitale in corso – proprio l’eccellenza del lavoro editoriale potesse tornare a essere centrale. Così le dissi: «Ci vorrebbe una Casa dell’autore». Ed eccoci qua.

Fate scouting per gli editori? Come approdano alla Casa dell’autore gli scrittori? 

La mia ricerca e l’istigazione per idee che possono poi diventare libri nasce in modo indipendente e non per conto degli editori. La Casa dell’autore è una modalità nuova di lavoro, pensata soprattutto (ma non solo) per autori che hanno già una casa editrice di riferimento. Valuto in modo indipendente. Poi, se mi sembra che la storia funzioni o la scrittura ci sia, accetto di seguire l’autore. Ma non faccio l’agente, quindi non mi occupo di altro. Ho ricevuto circa 200 richieste in 8 mesi, ma alcuni me li sono anche andati a cercare.

Una volta scelto l’autore da seguire come procede il lavoro? L’autore che servizi paga, se paga?

Ogni testo e ogni scrittura è una storia a sé. Ma «se» l’autore arriva da me in veste privata, prima di consegnare il testo al suo editore, ovvio che paga lui. Chiede un lavoro a un professionista e gli viene presentato un preventivo che rimane poi libero di accettare. La parola servizi non mi piace, non mi faccio neanche pagare per leggere, io sposo il testo per poter aiutare l’autore a esprimere tutte le sue potenzialità, talvolta implose, ma sempre dal suo punto di vista e nel rispetto della sua scrittura.

Perché un editore dovrebbe rivolgersi alla Casa dell’autore? Non hanno già i loro editor? Il tuo lavoro sostituisce o affianca quello dell’editor della casa editrice?

Quasi tutti lavorano ormai in outsourcing con agenzie editoriali o hanno collaboratori spesso molto giovani. Io lavoro come ho sempre fatto, ovvero con stile editoriale (il ché fa la differenza) e mi occupo dell’autore in problem solving totale. Ciò detto, io non sostituisco nessuno, casomai riempio un vuoto, perché all’interno delle case editrici non c’è più tempo e – salvo naturalmente meravigliose eccezioni – neanche l’interesse per curare i testi o stare ad ascoltare gli autori e le loro idee, se si tratta per esempio di saggistica.

Come è cambiato il mercato editoriale negli ultimi anni?

Non mi occupo di mercato, ma da lettrice posso dirti che entrare in una libreria e tanto più navigare su una piattaforma editoriale, dà una sensazione di straniamento e omologazione. A me preoccupano soprattutto i bambini e ragazzi che sono presi d’assalto in quanto fruitori futuri in proprio. In passato si leggeva per avere un’idea – qualunque fosse – del mondo e di ciò che ci circonda. Ora siamo tutti consumatori, i lettori veri sono sempre più lontani da un mercato che strizza l’occhio ai non lettori, e lo fa solo per vendergli dei prodotti.

Per un esordiente pubblicare oggi è più facile o più difficile rispetto al passato?

Che dire di nuovo al riguardo? Due cose soltanto. Non è vero che chi ha vero talento resta inedito. Vale spesso il contrario purtroppo. E poi: il digitale deve riuscire a trovare una sua autonomia propositiva e creativa. L’importante non è la forma che il il testo assumerà. L’importante è riuscire a incontrare i propri lettori, e se funziona sul digitale non è detto che poi non diventi anche cartaceo, anzi. Conosci meglio di me i casi di testi che nascono in e-book e vengono poi notati da case editrici tradizionali.

Un bilancio sull’attività della Casa dell’autore fino ad oggi?

Questa è una vera start-up e la difficoltà maggiore resta quella di comunicare. Ho avvertito da subito una grande diffidenza da parte degli agenti che non hanno ancora ben capito che il mio lavoro non pregiudica il loro, anzi. Di contro, ho sentito l’affetto vero dei miei ex colleghi editoriali, felici di sapermi disponibile, ma libera. Era quello che desideravo io pure: essere libera. Soddisfazioni: rincontrare scrittori con i quali avevo già lavorato e aver visto testi seguiti recentemente vincere premi e aver ottime recensioni.

Un autore/libro che ti sarebbe piaciuto poter seguire tra gli italiani contemporanei.

Tra i tanti, tre desideri di libri futuri, tutti irrealizzabili. Un omaggio a un grande autore scomparso: Ugo Riccarelli. Un pensiero a uno scrittore che amo (e lui lo sa), ma non seguo più da tanto: Gilberto Severini. Infine un sogno da editor, nato quando non lo conosceva ancora nessuno ed Elvira Sellerio lo pubblicava, ostinata e illuminata com’è sempre stata: Andrea Camilleri. Ora ha eccellentissimi editor e tutte le case editrici che vuole, non avrà mai e poi mai bisogno di me, ma mi hai chiesto dei desiderata…

Qual è il prossimo obiettivo di Manuela La Ferla?

Lavorare per aiutare la diffusione del libro italiano all’estero. Inventarsi un modo che colleghi luoghi e scrittura: curo già una rubrica su «Latitudes»: «Piccole Italie» e ho qualche idea al riguardo. Affiancare progetti che abbiano una visione etica al loro centro, per esempio: Leggere è un diritto? Un ponte tra Autori e ragazzi che vivono in Carcere che dovrebbe partire a breve. Ma l’obiettivo vero è stare più tempo possibile con mio figlio Natnael e così indirettamente ritorno a rispondere anche alla tua prima domanda…

Se ti è piaciuto questo post, non perderti i prossimi. Clicca qui e iscriviti subito per ricevere tutti gli aggiornamenti

<<