“Dall’inferno si ritorna” di Christiana Ruggeri. Il dramma e la speranza
Prima di leggere Dall’inferno si ritorna di Christiana Ruggeri (Giunti), storia vera di una bambina ruandese di etnia tutsi che nel 1994, a cinque anni, è miracolosamente sopravvissuta allo sterminio della sua famiglia ad opera delle milizie hutu, non mi era mai capitato di scaraventare un libro per terra mentre lacrime di rabbia e di disperazione sgorgavano irrefrenabili dai miei occhi.
Di storie drammatiche, capaci di provocare il pianto, ne avevo lette tante, ma quella raccontata da Christiana Ruggeri mi aveva colto di sorpresa e mi stava provocando un dolore atroce. Ero soltanto a pagina 42 e non ne volevo più sapere:
La mia cuginetta Joelle ha cominciato a urlare subito, sporca di marmellata sulla bocca, gridava come un’ossessa, brandendo la sua fetta di pane verso l’altro. Fissava quei quattro, forse cinque uomini in divisa paramilitare irrompere in casa nostra. Erano ancora sulla porta, rumorosi e impressionanti, puzzavano di alcol e sudiciume.
È stata lei a morire per prima: il suo omicidio è un’immagine limpida e completa nella mia testa. Le hanno spaccato il cranio con il calcio di una mitraglietta.
C’è voluto qualche giorno di tregua, in cui la mente non faceva altro che ripensare a quella vicenda terribile che non avevo avuto il coraggio di continuare, prima di capire che se Bibi, questo il nome della protagonista, ce l’aveva fatta a vivere e a raccontare, io potevo farcela a leggere. Volevo sapere come si fa a tornare dall’inferno. Così, ho ripreso in mano il libro e l’ho finito in poche ore.
Nei 101 giorni di massacro, iniziato il 7 aprile 1994, il Ruanda è stato sconvolto da violenze inaudite che hanno provocato un milione di morti oltre a migliaia di profughi feriti e ridotti alla fame.
Il genocidio ha segnato inesorabilmente la fine dell’infanzia di Bibi che, nonostante le ferite fisiche e psicologiche, grazie al suo eccezionale coraggio e al fortunato incontro con alcune persone di buon cuore, è riuscita a fare della sua vita un esempio.
Cosa significa essere una sopravvissuta lo si impara col tempo, ma non lo si accetta mai. Perché scampare al massacro della tua famiglia non ti lascia completamente vivo. I sensi di colpa, il trauma dei ricordi è come se fossero i luogotenenti della morte: sono sempre in agguato e non hanno fretta.
Il libro di Christiana Ruggeri, giornalista esteri del Tg2, è una testimonianza di straordinaria umanità in cui il bene e il male convivono in ogni pagina, ma è sempre lo spirito di sopravvivenza a dominare il duro percorso esistenziale della protagonista. Una bambina diventata troppo presto donna, oggi studentessa di medicina in Italia, che è stata capace di imporre la vita sulla morte, nonostante il dolore, la solitudine e la paura.
Un libro che fa male e che fa bene. Una storia di orrore e di speranza che non vorremmo si ripetesse mai e che invece, sotto forme diverse, si rinnova ogni giorno con un olocausto continuo di migranti, uccisi da gente senza scrupoli che vende loro il sogno di una vita migliore. Mentre leggevo Dall’inferno si ritorna più volte ho pensato al bel libro di Giuseppe Catozzella, Non dirmi che hai paura. Un’altra drammatica storia di coraggio, assolutamente da leggere in questi giorni, per capire che cosa sta accadendo nell’altra metà del mondo.
- Titolo: Dall’inferno si ritorna
- Autore: Christina Ruggeri
- Editore: Giunti
- Pagine: 240
- Uscita: 11 marzo 2015
- Prezzo: 14,90€
- Voto: senza voto (è una storia vera)