Cacciatori di frodo. Alessandro Cinquegrani
Cacciatori di frodo è un sorprendete romanzo di Alessandro Cinquegrani, pubblicato da Miraggi Edizioni e candidato al premio Strega 2013. Un libro inquietante, fuori dagli schemi, lontano da ogni possibile incasellamento stilistico o di genere. Leggete (possibilmente ad alta voce) l’incipit:
E niente più pneumatici, niente smaltimento rifiuti, niente fiore all’occhiello dell’efficienza del florido Nordest, penso mentre percorro i binari della ferrovia, ora dovrei forse contare i passi dei binari della ferrovia che percorro, per dare il senso della mia efficienza, contano i passi quelli che hanno rabbia da vendere, psicolabili, psicopazzi, psicodeficienti che contano i passi per sembrare psicopazzi, ma io non conto i passi mentre percorro i binari della ferrovia, penso mentre percorro i binari della ferrovia, io mi porto al guinzaglio la mia nuvola, una manciata di metri cubi di acerbe espiazioni prese al guinzaglio e percorro i binari della ferrovia, dodici chilometri ho sentito dire, dodici chilometri suppergiù che devo percorrere dei binari della ferrovia per raggiungere la curva troppo stretta e dietro la curva trovare mia moglie sdraiata sui binari che aspetta che il treno venga a farle rotolare la testa giù dall’argine e nel fiume. Dodici chilometri, dalla casa cantoniera dove siamo andati a stare dopo che è successo tutto, dopo che è finito tutto, che si è smesso di smaltire gomma di pneumatici ai margini della città con pochissime infrazioni al senso di efficienza del nostro florido Nordest, dodici chilometri. Di un binario morto. Mi chiedo ancora ogni volta, penso mentre percorro i dodici chilometri del binario morto della ferrovia, se mia moglie, perché Elisa bene o male è ancora mia moglie, e certo che è mia moglie, porco cazzo, mi chiedo ogni dannata volta che percorro questi dodici chilometri di binario morto, ogni mattina, se mia moglie che ogni mattina esce di casa prima dell’alba, con la camicia da notte bianca di prima dell’alba, e percorre nel buio con la camicia da notte bianca mossa dal vento nella notte prima dell’alba e si sdraia con la camicia da notte sul binario morto della ferrovia e aspetta che il treno le faccia rotolare la testa giù dall’argine e nel fiume, mi chiedo se lo sappia che il binario è un binario morto, se lo sa che è uno degli scempi assurdi dell’Italia centralista di Roma e porcodio questo binario morto della ferrovia costruito dentro l’argine del fiume come costruire un grattacielo sulle sabbie mobili da stronzi, mi chiedo se lo sappia mentre aspetta ogni mattina il treno che le butti giù la testa dall’argine e nel fiume, se un fremito la scuota, se pompi il cuore nella testa come un 16, se sbatta se s’incazzi, o se sta zitto, sospeso sulla nuvola al guinzaglio di espiazioni troppo acerbe.
Se l’idea di leggere 109 pagine come quella che avete appena terminato vi spaventa, non comprate il libro. Ma se questo ritmo ipnotico, questa litania ossessiva che non concede tregua e che entra prepotente nel cervello vi ha minimamente incuriosito, leggetelo, perché Cacciatori di frodo è davvero un’esperienza.
Il monologo catartico di Augusto, voce narrante del libro, svela poco a poco una storia tragica in cui tutto quello che c’era – un fratello, un padre, una madre, un figlio piccolo e la voglia di un’esistenza normale dedicata al lavoro e alla famiglia – non c’è più e a lui rimane solo una moglie, Elisa, bellissima e psicotica, che ogni mattina percorre dodici chilometri lungo il fiume in cui si nascondono i cacciatori di frodo, per andare a suicidarsi su un binario morto su cui nessun treno potrà passare mai.
Nelle pagine di Cinquegrani l’assurdo della mente si mescola all’assurdo di esistenze intrise di pregiudizi e ipocrisie, che sfociano in violenza e inevitabilmente conducono al dolore. La morte, la perdita dei valori, le nefandezze delle relazioni familiari e l’impossibilità di affrancarsi da un destino infame dominano il racconto e inchiodano il lettore che, pur nauseato da tanto dramma, ne rimane inevitabilmente invischiato e anela a conoscerne il finale.
Un romanzo da leggere con il cuore blindato perché, tra ritornelli di canzoni ripetuti come macabre preghiere, immagini bibliche e vorticosi fiumi di parole, si rischia di precipitare in uno stato di angoscia che stordisce a lungo.
- Autore: Alessandro Cinquegrani
- Titolo: Cacciatori di frodo
- Editore: Miraggi
- Prezzo: euro 12,50
- Voto: 7
Bella sinfonía de palabras y ritmo embriagador.