“Aquarium” di Marcelo Figueras. Israele e il dolore di un padre
Dopo il magnifico e toccante Kamchatka (recensito per la rubrica 2VociX1Libro), lo scrittore e giornalista argentino Marcelo Figueras torna in libreria, sempre per la casa editrice L’Asino d’oro, con una storia completamente diversa, ma altrettanto potente: Aquarium.
Lo scenario non è più Buenos Aires, bensì Tel Aviv negli anni della seconda Intifada. L’esperienza vissuta da Figueras come inviato di guerra in Israele è diventata una storia dai toni drammatici che ha per protagonista Ulises, un padre di nazionalità argentina alla ricerca dei suoi bambini, che la moglie israeliana tiene nascosti in qualche luogo sconosciuto.
La disperazione e la solitudine di Ulises si attenueranno nelle braccia di Irit, artista e vedova di un militare, capace di placare le ansie dell’uomo senza bisogno di parole. Privati di una lingua in comune i due, che condividono un cuore sanguinante, troveranno un’intesa fatta di sguardi e di gesti che farà di loro qualcosa di più di una coppia di amanti, li trasformerà in complici.
In Aquarium Figueras sviluppa la storia di Ulises e Irit e, in parallelo, ne racconta altre: quella di una coppia di anziani, Miriam e David e quella del piccolo Danny, apparizione misteriosa che soltanto sul finale del romanzo rivelerà un trait d’union con la vicenda principale. Tra una digressione letteraria e l’altra che fanno di Aquarium non solo un romanzo avventuroso sul filo del giallo, ma un condensato di cultura, Figueras dipinge un Israele attanagliato dalla paura del terrorismo, un paese con i nervi a fior di pelle dove tutti sono sospetti e il gesto banale di uno sconosciuto può scatenare l’inferno. Un quadro quanto mai attuale, purtroppo. A un diplomatico israeliano che parla con Ulises lo scrittore fa dire:
Siamo in Israele. Un paese piccolo piccolo, circondato da una quantità di nemici. Qui nessuno sale su un autobus senza chiedersi se salterà in aria. Qui chi non è paranoico è rinchiuso in un ospedale psichiatrico perché è matto da legare. Meglio che capisca che qualunque gesto intempestivo può essere interpretato come un atto di violenza, e di conseguenza suscitare violenza in persone che, a differenza di lei, sono preparate ad esercitarla.
Aquarium è una lettura dolorosa, di quelle che il lettore affronta sapendo che non sarà una passeggiata, bensì un cammino impervio, un percorso duro sulle strade di un paese lacerato e attraverso i cuori di persone che convivono con l’ombra della morte. Tenerezza, avventura e dramma si alternano nelle pagine di Figueras con straordinaria naturalezza e le lacrime scorrono sul viso del lettore sensibile.
Un gran libro, senza dubbio. Ma Kamchatka resta inarrivabile.