La lettura è donna
La settimana scorsa sono stati diffusi i risultati di uno studio dell’Associazione Italiana Editori secondo il quale le donne leggono tre volte più degli uomini.
Nel 2011 il 51,6 % delle donne ha dichiarato di leggere libri in modo abituale contro il 38,5% degli uomini. Un distacco di 18 punti che risulta ancora più sorprendente se confrontato con i dati del 1988, che vedevano le donne superare gli uomini di soli 6 punti percentuali.
Negli altri paesi europei le cose non variano molto anche se la forbice non è sempre così elevata. In Spagna le donne che leggono sono il 62,4% a fronte di un 53,5% di uomini (dati Federación de Gremios de Editores de España luglio 2011), mentre in Francia legge con regolarità il 54% delle donne e solo il 38% degli uomini (fonte Mistero Cultura e Comunicazione indagine Pratiques culturelles des Français 2009). Oltreoceano la faccenda non cambia. Secondo un dato diffuso nel 2007 dall’Associated Press, negli Usa la media dei libri letti in un anno è di 9 per le donne e di 5 per gli uomini.
Sebbene l’osservazione personale mi avesse da sempre suggerito questa maggiore propensione femminile nei riguardi della lettura (viaggio spesso e in aereo o in treno vedo molte più donne con un libro in mano) le cifre mi hanno incuriosito e mi hanno indotta a fare una piccola indagine, ovviamente senza nessuna pretesa scientifica, ma con risultati che mi hanno sorpresa.
Ho inviato un email a trenta amiche di età compresa tra i 30 e i 50 anni, di nazionalità diverse, residenti per la maggior parte in Italia, ma anche in Spagna, Francia, Usa e Messico. Quasi tutte hanno una laurea e lavorano o hanno lavorato per grandi aziende o come libere professioniste nei settori più diversi.
A tutte ho domandato perché, secondo loro, le donne leggono di più.
La prima sorpresa è stata notare lo stupore con cui la maggioranza delle intervistate ha affrontato l’argomento. Secondo loro, infatti, la mia domanda era il frutto di un luogo comune.
N. mi scrive
Sto con un uomo che legge 50 libri all’anno, lavorando 12 ore al giorno. Durante l’ultima vacanza ne ha letti 3 in 7 giorni, ma per me è un pazzo, e mi fa incazzare perche legge legge legge….
La risposta di B. è ancora più illuminante:
Ma davvero leggiamo più degli uomini? Mio padre ha sempre letto almeno un libro a settimana mentre mia madre sì e no, uno al mese. Lei leggeva quotidiani e riviste d’attualità mentre mio padre ignorava chi fosse Carolina di Monaco! Oggi mio marito legge saggi e libri di storia, e io più romanzi ma anche qualche saggio. Mi sembra strano che ci sia di mezzo il sesso della persona. Ci sono delle statistiche?
Sulla stessa linea la risposta di D. che mi scrive:
Io non leggo più del mio compagno. Leggiamo nella stessa misura, ma cose diverse. Io leggo romanzi, lui biografie contemporanee e saggi. Scegliamo temi molto diversi, ma investiamo lo stesso tempo nella lettura.
Accumulate un po’ di risposte di questo genere mi sono resa conto che il vero dato da studiare non è il quanto, ma il cosa leggono le donne.
Le maggior parte delle statistiche quando si riferiscono ai libri non discriminano tra narrativa e saggistica, tra lettura d’intrattenimento e biografie, tra romanzi rosa e libri di storia. Eppure è qui che mi sembra emergere la differenza maggiore tra uomini e donne. I primi sembrano più attratti da un tipo di letteratura con un fine puramente formativo. Saggi filosofici, storici o politici, testi di business o motivazionali, biografie di personaggi famosi, tutti esempi di libri orientati alla crescita culturale e personale.
Le donne, invece, appaiono più orientate alla lettura intesa come momento di evasione e di svago e il genere prediletto per raggiungere questo tipo di obiettivo è il romanzo in tutte le sue declinazioni.
Tra le risposte al mio quesito non sono mancate quelle ironiche che confermano la tendenza dei compagni a trascurare la lettura a favore di altri passatempo meno impegnativi.
“Gli uomini sono attratti da svaghi più leggeri, accessibili, che impegnano meno come il calcio o la Tv ” mi scrive M., che sentenzia: “In sintesi, gli uomini sono figli di un Dio minore”.Non se ne abbiano i signori uomini, ma anche L. mi risponde che le donne leggono di più “perché in genere (vietato generalizzare) sono più profonde, meditative e pazienti. Tutte qualità necessarie per approcciare la parola scritta, che richiede più tempo e più attenzione rispetto a un film o a un videogioco”.
Io aggiungerei che oltre ad essere più introspettive le donne, con le dovute eccezioni, hanno uno speciale talento nel farsi coinvolgere dalle storie che leggono e nel “sentire” i personaggi” come veri e propri compagni di viaggio. Per questo, probabilmente, scelgono romanzi capaci di trasportarle in mondi fittizi che in qualche modo diventano “reali” per tutto il tempo della lettura.
Nel libro di Stefan Bollmann e Elke Heidenreich, Le donne che leggono sono pericolose, uscito nel 2007 per Rizzoli, gli autori scrivono che “nei libri le donne cercano risposte alle domande della vita, dalla grande passione alle piccole fughe”.
Il titolo di quest’opera, che illustra l’evoluzione della lettura femminile dal medioevo al XXI secolo, è estremamente significativo e dà un’idea dell’immensa capacità di emancipazione offerta dalla cultura.
Nel romanzo La donna che m’insegnò il respiro di Ayad Akhtar (Mondadori 2011) che racconta la storia di un ragazzino nato negli Usa da una famiglia pachistana, si legge una frase che obbliga a riflettere. L’autore fa dire a un uomo di fede islamica a proposito di un matrimonio, naufragato dopo che il marito aveva venduto i libri della moglie: “Secondo lui sono la ragione del divorzio. I libri le hanno fatto venire la lingua lunga…”.
Mette ancora più paura un articolo del quotidiano Libero del novembre dello scorso anno il cui provocatorio titolo era “Togliete i libri alle donne: torneranno a far figli“. Insomma, c’è ancora chi tenta di spacciare l’istruzione femminile come una minaccia per l’umanità.
Per chi, come le donne, è stato per secoli obbligato a uno status di inferiorità sociale, l’accesso alla lettura ha rappresentato non solo la possibilità di conoscere, ma anche di sognare (dato che sognare ciò che non si conosce è impossibile). Ne deduco che la propensione femminile per il romanzo non ha soltanto componenti biologiche, ma anche socio-culturali. Il gentil sesso sarà più romantico per natura, ma gli uomini hanno sicuramente contribuito a far sì che cercasse vie di fuga dalla realtà nelle pagine dei romanzi.
Per una donna del nostro tempo, compressa tra orari e scadenze, e obbligata a una molteplicità di ruoli dentro e fuori casa, un bel romanzo resta un momento di puro godimento emotivo, capace di ricaricare le pile dopo giornate estenuanti e spesso poco soddisfacenti. Un uomo, in genere, non ne ha bisogno (in molti casi la partita in TV svolge perfettamente questa funzione) e per dirla con la mia amica A. “Se legge, è più per utilità che per diletto”.
Ora resta solo una questione: perché se le donne sono davvero accanite lettrici, nel mondo gli scrittori maschi sono ancora più numerosi?
Molto interessante il tuo esperimento! Aggiungerei un altro dato, per la mia modesta esperienza. In percentuale le donne lavorano meno ore degli uomini e durante le ore dedicate ai figli e alle famiglia possono ritagliarsi uno spazio per la lettura. Credo che anche questo, sui grossi numeri, possa influenzare la statistica!
Concordo pienamente che “il vero dato da studiare non è il quanto, ma il cosa leggono le donne.” e non solo loro. Leggere per ammazzare il tempo e’ un lusso che non posso permettermi perché avrei bisogno di giornate da almeno cento ore e leggere per informarsi,utilizzando non solo la forma cartacea, e’ come muoversi in una giungla. E questo lo hanno capito bene i media televisivi.
Leggere per fuggire dalla realtà? Non credo, forse più per cercare di capirla.