Dan Brown a Firenze: la fiction è la vita senza la parte noiosa
“Ma sei venuta apposta da Barcellona per la conferenza stampa di Dan Brown?” La domanda mi è stata ripetuta più volte ieri mattina dai colleghi della stampa, inviati dalle loro testate a seguire la presentazione di Inferno, l’ultimo romanzo dell’autore americano, pubblicato in Italia da Mondadori, che dal 14 di maggio, data dell’uscita in contemporanea in 13 paesi, ha già venduto complessivamente 10 milioni di copie.
La conferenza stampa si è svolta a Firenze (e dove se no?) e ha avuto come cornice la magnifica sala dei gigli di Palazzo Vecchio, uno degli scenari che fanno da sfondo al romanzo, un luogo suggestivo, ma non proprio dietro l’angolo per chi, come me, vive in terra catalana. Eppure, sì, ho accettato l’invito dell’editore ad assistere alla conferenza stampa perché pensavo che ascoltare un uomo che ha saputo vendere oltre 150 milioni di libri in tutto il mondo sia un evento obbligato per chi si occupa del settore letterario. E poco importa che qualcuno storca il naso di fronte alla scelta di dedicare tempo a uno scrittore di bestseller, etichetta che in Italia ormai, va detto, è diventata quasi un’onta, invece che un motivo d’orgoglio.
Quando questo post verrà messo online, la maggior parte delle dichiarazioni che lo scrittore ha rilasciato ieri sarà già andata in onda nei Tg o resa pubblica nei lanci d’agenzia, ma quello che vorrei trasmettere con questa cronaca è ciò che la stampa ufficiale, obbligata a spersonalizzare i messaggi, spesso trascura: le sensazioni. La libertà del blogger è quella di scegliere il punto di vista che preferisce, senza essere obbligato da linee editoriali o dal politically correct a tutti i costi.
Il romanzo, i fan e le critiche
E allora va detto che la prima cosa che ho visto appena arrivata davanti a Palazzo Vecchio, addobbato con pannelli su cui svettava l’immagine di copertina del libro di Dan Brown, sono stati i turisti in coda per farsi fotografare a fianco delle gigantografie di Inferno. Qualcuno scattava immagini a una delle scritte più inquietanti del libro, che per chi non l’ha letto, vede Robert Langdon, il professore protagonista del Codice Da Vinci, impegnato a salvare l’umanità da un’imminente catastrofe. E per farlo dovrà ricorrere a tutta le sue conoscenze sull’inferno dantesco che lo condurrà in molti dei luoghi più significativi di Firenze.
Per un lettore italiano la scrittura di Brown, specialmente nel caso di Inferno, risulta innegabilmente didascalica, ma cerco di mettermi nei panni di un lettore americano, brasiliano o svedese, che di Dante e della sua Divina Commedia sa poco o nulla e forse, quel che io ritengo superfluo, trova una giustificazione.
Nonostante le condanne di vari intellettuali, alcuni dei quali hanno affermato che piuttosto che leggere Dan Brown è meglio non leggere affatto, oppure hanno paragonato i suoi libri a guide turistiche piene di errori per lettori inconsapevoli, lo scrittore ha conquistato il pubblico di mezzo mondo con un genere tutto americano, quello del thriller d’azione, fatto di sequenze più simili a una sceneggiatura che a un romanzo, ma sempre piene di suspence e d’avventura.
Non è un caso se in conferenza ha dichiarato che il suo motto ispiratore recita così:
La fiction è la vita senza la parte noiosa.
In sala stampa un centinaio di persone, tra giornalisti, cameramen e fotografi attendevano lo scrittore che ha fatto il suo ingresso tra gli applausi. Dopo una breve presentazione di Antonio Riccardi, direttore letterario di Mondadori, e con l’assistenza di un interprete, Brown, che nonostante la corazza di sicurezze che i numeri gli regalano non smetteva di guardarsi intorno, quasi a studiare la platea, ha risposto alle domande dei giornalisti, anche a quelle un po’ più polemiche, senza una sbavatura ma lasciando l’impressione di essere abituato a “sfuggire” ai pericoli proprio come fanno i personaggi dei suoi romanzi.
A chi gli domandava se fosse sufficiente vendere tante copie perché un libro diventi un bel libro, lo scrittore, ormai avvezzo a questo tipo di domande, ha risposto:
Il sogno di ogni scrittore è quello di far sì che il libro che scrive sia amato da tutti, ma dato che questo non può accadere, quando mi accingo a scrivere un libro non tengo in considerazione il tipo di impatto che avrà sul pubblico bensì scrivo il libro che amerei leggere io. È la natura della creatività e dell’arte avere fan e detrattori, si sa che non si può essere amati da tutti e io nemmeno ci tento. La meraviglia dell’editoria è che c’è una pletora di libri a disposizione l’uno diverso dall’altro. Trovo però che i bestseller siano uno strumento che aiuta l’editoria. Per esempio, grazie ai proventi del mio libro Mondadori può permettersi di pubblicare altri scrittori, anche alcuni che hanno messaggi più peculiari del mio, e io mi sento orgoglioso di poter veicolare libri che forse senza di me non verrebbero pubblicati.
Italia, grande fonte d’ispirazione
La conferenza è durata poco più di cinquanta minuti in cui i giornalisti hanno provato ad analizzare i contenuti di Inferno da ogni punto di vista. Brown ha dichiarato che Inferno è un atto d’amore nei confronti della realtà artistica italiana e che, sebbene scriverlo gli abbia richiesto un grande lavoro, è stato ricompensato dal piacere dei numerosi soggiorni italiani che gli hanno consentito di immergersi nella nostra storia.
Io vengo da un paese dove tutto è recente – ha spiegato Dan Brown – da noi se una cosa ha duecento anni è un pezzo d’antiquariato, voi ci bevete il caffè nelle tazzine di duecento anni! Poter passeggiare per le stesse piazze frequentate un tempo da Dante, Machiavelli o Leonardo mi ha davvero ispirato e mi ha ricordato che il nostro passato è sempre vivo e in un mondo o nell’altro ci parla di noi. Per questo il mio libro è anche un grazie alla vostra cultura che ha ispirato tanti scrittori, me incluso.
Matteo Renzi, la politica italiana e Roberto Benigni
Leggendo i titoli dei giornali online poche ore dopo la conferenza stampa ne ho trovati alcuni che non hanno mancato di stupirmi. Libero Quotidiano.it, per esempio scriveva: Dan Brown su Renzi: “Lui salverà l’Italia” poi a Benigni: “Sarai nel film“.
Davvero Dan Brown ha detto quelle cose? Bisogna leggere l’intero articolo per trovare il pensiero reale espresso dallo scrittore. A una giornalista che gli domandava se avesse già incontrato il sindaco di Firenze, Brown ha risposto di no, sebbene l’avrebbe visto a breve (l’incontro poi c’è realmente stato ieri sera).
Mi dicono che è una persona sorprendente; magari, chissà, potrebbe anche rappresentare il futuro dell’Italia.
Affermare che con questa frase Brown abbia indicato Renzi (che nemmeno conosceva) come “salvatore” della patria, be’, mi sembra un po’ esagerato. Dalla prima fila in cui ero seduta mi è sembrata piuttosto una risposta dettata dall’educazione.
Quanto a Benigni, Brown ha espresso il desiderio di vederlo come attore nel cast del film che la Sony Pictures trarrà da Inferno, anche se ha sottolineato di non aver mai parlato con lui:
Sarebbe un grande onore avere nel film Roberto Benigni che so essere un esperto dantista; grazie a youtube sono riuscito a seguire molte delle sue meravigliose conferenze su Dante.
Resta da chiarire quale parte assegnerebbe al toscano più famoso di Hollywood, perché in Inferno si fugge molto, ma non si ride spesso. Purtroppo, il tempo era poco e non ho fatto in tempo a formulare la domanda.
Le polemiche con il Vaticano
Quello che invece sono riuscita a domandare (forse facendo un po’ arrabbiare lo scrittore) ha ricevuto una risposta parziale, come era prevedibile da un abile “svicolatore” quale Dan Brown. In Inferno lo scrittore americano critica la scelta del Vaticano di opporsi alla diffusione dei metodi di contraccezione per frenare l’aumento demografico, che in pochi anni potrebbe condurre il nostro pianeta all’esaurimento delle risorse disponibili, con conseguenze catastrofiche per tutta l’umanità. Quando gli ho domandato se fossero già cominciate le proteste dei cattolici (che già lo avevano messo alla gogna con il Codice da Vinci) lo scrittore ha risposto con ironia, suscitando le risate del pubblico :
Sapevo che non avrei potuto terminare una conferenza stampa in Italia senza che qualcuno nominasse il Vaticano. C’ero quasi riuscito…
Per prima cosa quando ho scritto il Codice da Vinci non pensavo che la domanda che volevo affrontare fosse problematica. Semplicemente mi ero chiesto che cosa avrebbe significato per il cristianesimo se il figlio di Dio non fosse stato immortale. Per me non era un attacco alla fede altrui, né volevo mettere in discussione la positività del messaggio divino. Ma è finita come tutti sappiamo. In Inferno ho citato solo una volta il Vaticano e l’ho fatto perché mi sono detto che, se nello spazio di una vita umana la popolazione terrestre è in grado di triplicarsi, la posizione di chi dice che il controllo delle nascite è un peccato mi sembra molto pericolosa. Io non faccio politica, parlo con il cuore.
Per la cronaca, io la penso come lui. E c’è da stare sicuri che le polemiche prima o poi arriveranno.
Chiusa la conferenza, Dan Brown, tra gli applausi di congedo, è scomparso velocemente in una sala laterale senza lasciare a nessuno il tempo di avvicinarsi. E mentre i giornalisti, invitati a un cocktail post conferenza, commentavano l’evento tra un canapè e l’altro, non ho potuto evitare di pensare che poche volte un Inferno è stato così paradisiaco per qualcuno.
chiusa spettacolare, brava Patty!
Interessante! La Cucina Del Garga in via San Zanobi a Firenze, Omaggia Dan Brown con una nuova ricetta dedicata all’ultimo libro Inferno:
http://2night.it/2013/06/10/la-cucina-del-garga-dan-brown-omaggia-dan-brown.html