BookCity Milano 2012: cronache dalla città dei libri

BookCity Milano 2012: cronache dalla città dei libri

 

CIMG1734-225x300Sono reduce da un viaggio nel mondo perfetto. Un posto in cui parlare di libri, incontrare scrittori e confrontarsi sui più svariati temi del vivere umano era la norma.

Sono stata alla prima edizione di BookCity Milano 2012, iniziativa culturale inaugurata giovedì 15 novembre con la presenza dello scrittore Luis Sepúlveda ed entrata nel vivo dal 16 al 18 novembre.

L’intenso weekend letterario della capitale lombarda ha rappresentato un punto di incontro per molti addetti ai lavori, ma anche uno stimolo per i cittadini di una metropoli fino ad oggi orfana di manifestazioni capaci di competere con quelle ben più consolidate di Mantova e Torino.

La prima considerazione su BookCity è che iniziative di questo tipo, oltre a confermare la capacità italiana di creare cultura, fanno onore a chi investe tempo, energia e denaro su di esse (in questo caso l’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano insieme a Fondazione Rizzoli Corriere della Sera, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri, Camera di Commercio e Associazione Italiana Editori, con il sostegno di Eni e Intesa Sanpaolo).

Concentrare un così gran numero di protagonisti del panorama letterario internazionale in un solo weekend non è cosa da poco e, sebbene la simultaneità di molti incontri facesse desiderare di possedere il dono dell’ubiquità o per lo meno di un efficiente teletrasporto, la manifestazione dal punto di vista della qualità degli eventi è stata una piacevole sorpresa.

Se un appunto si può fare riguarda l’ubicazione di alcune location, troppo decentrate rispetto al Castello Sforzesco, centro nevralgico della manifestazione. Milano non è Mantova e dal centro città raggiungere a piedi tutte le sedi degli eventi si è rivelato una missione impossibile. Ciò ha probabilmente penalizzato alcune conferenze interessanti per il grande pubblico (per esempio quella su adolescenti e scuola moderata dalla giornalista del Corriere della Sera Sara Gandolfi) che per i temi trattati e la qualità degli interventi, avrebbero meritato una platea ben più nutrita. Al contrario, sembra essere stata sottovalutata la capacità di richiamo di alcune manifestazioni che hanno registrato il tutto esaurito, obbligando gli organizzatori a lasciare gente fuori dalla porta. Lezioni da imparare per la prossima edizione.

I convegni: non solo editoria

Tra gli eventi specializzati di maggior successo non si può non citare la quinta edizione di LibrInnovando, il convegno dedicato al futuro dell’editoria che ha visto alternarsi sul palco un gran numero di relatori esperti, da professori universitari (come Paola Dubini docente in Bocconi), passando per giovani imprenditori della rete (come Barbara Sgarzi di Zazie.it o Alessandro Biggi di www.20lin.es) fino ai blogger letterari più stimati del panorama nazionale come Noemi Cuffia, autrice del noto blog Tazzina di Caffè.

Le varie sessioni dell’incontro hanno affrontato tutti i temi cruciali per chi lavora nel mondo del libro con particolare attenzione per l’evoluzione dell’editoria digitale e il prezzo degli ebook, argomenti sui quali le stesse imprese editoriali non sembrano avere ancora le idee chiare. La percezione è che ci si trovi in una fase di sperimentazione nella quale si collaudano nuove formule nella speranza di catturare l’attenzione di un pubblico spesso ancora saldamente legato al formato cartaceo.

Tra i molteplici convegni di BookCity, quello dedicato ai metodi di selezione dei romanzi da pubblicare da parte degli editori ha riscosso grande interesse del pubblico. A conferma che gli italiani sono un popolo di scrittori, la sala che ospitava la conferenza I mestieri del libro. Perché lui sì e io no? Che cosa induce un editore a scegliere un libro era gremita e solo grazie all’accredito stampa mi è stato concesso di accedere. Editori del calibro di Ginevra Bompiani (Nottempo) Daniela di Sora (Voland), Emilia Lodigiani (Iperborea) e Claudia Tarolo (Marcos y Marcos) hanno affrontato i temi cari a tutti coloro che sognano di vedere il proprio romanzo sugli scaffali di una libreria.

Più le conferme che le novità: il vero scoglio, prima ancora di pensare a un’eventuale pubblicazione, è quello di riuscire a farsi leggere nella giungla di materiale che atterra quotidianamente sulle scrivanie e nella posta elettronica degli editori.

Riceviamo almeno 40 dattiloscritti al giorno – ha detto Claudia Tarolo di  Marcos y Marcos – non sempre riusciamo a guardarli tutti. Siamo in pochi e in casa editrice oltre a leggere ci sono tante altre cose da fare. In Italia è difficile trovare qualcuno che non scriva, così a volte cerchiamo di non rivelare la nostra professione per non incorrere in situazioni imbarazzanti. Però mi è anche capitato di incrociare storie molto valide che poi sono diventate un nostro libro.

Quanto ai consigli per chi vuole proporsi agli editori non ha dubbi Daniela di Sora di Voland: “È importante pensare a chi si sta inviando il romanzo. Non serve inviare tutto a tutti. Occorre conoscere il tipo di offerta di ogni casa editrice e capire se il proprio romanzo rientra in quella categoria”. Ginevra Bompiani, fondatrice di Nottetempo è forse la più incoraggiante: “Noi leggiamo tutto, ora accettiamo anche i Pdf, ma per pubblicarlo, il libro deve convincermi fino in fondo. Accetto un libro che non mi soddisfa al 100% solo se il suo autore mi aveva già convinto con altri libri e voglio investire su di lui, se no rinuncio”.

La morale è dunque che il mercato detta le leggi, il primo requisito, nessuno lo nega, è che il romanzo sia commercialmente spendibile, ma tutti i presenti hanno più volte sottolineato che la “vendibilità” non deve andare a discapito della qualità letteraria.

Al termine dell’incontro, mentre il pubblico abbandonava la sala, mi è capitato di sentire una ragazza commentare all’amica: “Vedi, faccio bene a tenere il mio romanzo nel cassetto, tanto non me lo pubblicheranno mai”.  Se l’obiettivo degli editori era scoraggiare gli aspiranti esordienti, almeno in un caso ci sono riusciti.

Oltre ai temi strettamente legati alla realtà editoriale, la kermesse milanese ha offerto spunti di riflessione sui più svariati argomenti. I convegni hanno spaziato dalla storia alla musica, dalla scelta della facoltà universitaria alle problematiche occupazionali e alla creazione d’impresa, passando per l’arte, la moda, la salute, l’architettura, la scienza, il cinema e lo sport.

Gli incontri con gli autori

Gli eventi di BookCity di maggior richiamo per il pubblico sono stati senza dubbio gli incontri con gli autori dalla fama più o meno consolidata. Il programma offriva scrittori per tutti i gusti e sebbene la sovrapposizione di orari non consentisse di assistere a tutte le presentazioni, l’offerta è stata ampia e soddisfacente. Dai giovani esordienti come i vincitori delle ultime tre edizioni del premio letterario Edoardo Kihlgren Alessandro Mari, Ester Armanino e Gaia Rayneri che si sono dati appuntamento alla biblioteca Sormani per raccontare come è cambiata la loro vita dopo l’assegnazione del premio e l’inizio della carriera di scrittori a tempo pieno.

Venerdì sera il poliedrico scrittore nostrano Giorgio Faletti e il giallista americano Jeffery Deaver, accompagnati dai piacevoli intermezzi musicali del traduttore e chitarrista Seba Pezzani, hanno divertito il pubblico con una conversazione vivace, arricchita da aneddoti e battute rese possibili dall’amicizia che lega Faletti allo scrittore americano il quale ha raccontato della sua giovinezza da “nerd”, sorta di intellettuale “sfigato” che decide di intraprendere la carriera di cantautore per conquistare le cheerleader. Impresa che, essendo l’autore poco incline al bel canto, gli riesce solo a metà e lo induce a dedicarsi esclusivamente alla scrittura. Tra musica e donne i due hanno parlato anche di libri, lasciando spazio alle domande del pubblico e lanciando qualche frecciata ai critici letterari più severi, tema sui quali i due scrittori hanno le idee chiarissime: chi vende ha sempre ragione.

Di tutt’altra natura l’incontro con David Grossman del sabato pomeriggio, particolarmente significativo nei giorni in cui la questione israeliano-palestinese è di nuovo oggetto di una preoccupante escalation di violenza. Dal palco del teatro Elfo Puccini il noto scrittore ha chiuso un incontro altamente emotivo lanciando un appello affinché palestinesi e israeliani vengano aiutati a raggiungere quel sogno di normalità che oggi pare impossibile:

Ho un nipotina di 4 mesi che ieri ha dormito per la prima volta in un rifugio antiaereo. E non è la sola. Ci sono migliaia di bambini nel sud di Israele e nelle striscia di Gaza nelle stesse condizioni. Non possiamo pensare che sia una cosa normale. Da soli è chiaro che non siamo capaci di uscirne. Abbiamo bisogno di auto. Aiutateci.

Dopo la standing ovation l’autore ha firmato le copie del suo ultimo libro, Caduto fuori dal tempo (Mondadori) nel foyer del teatro.

Alessandra Casella con
lo scrittore barcellonese Albert Espinosa

Altri nomi noti che sono sfilati sotto i riflettori di BookCity sono, tra gli altri, Salman Rushdie, Erri De Luca, Massimo Gramellini Paolo Giordano, Natalia Aspesi, Joanne Harris, Antonio Scurati, Giacomo Poretti, Enrico Ruggeri, Albert Espinosa, Stefano Bertezzaghi, Vittorio Sgarbi. Nomi che suonano come tentazioni alle quali, per fortuna, molti milanesi non hanno saputo resistere, almeno stando alle dichiarazioni di Piergaetano Marchetti, presidente Fondazione del Corriere della Sera, tra gli organizzatori della manifestazione che ai microfoni di Alessandra Casella di BooksWeb.Tv, televisione ufficiale della manifestazione, ha dichiarato: “È stato un successo al di là di ogni previsione”.

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8 Comments

  1. Avatar
    ralph Novembre 21, 2012

    uh, che bello vedere questo tipo di iniziative!! adoro le manifestazioni letterarie 🙂 spero di riuscire ad andarci alla prossima.

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    lucrezia daveri Dicembre 17, 2012

    Chiedo scusa, vorrei fare una domanda. Ho letto tutto con attenzione ciò che è riprtato sopra, sopratutto ciò che hanno detto gli editori. La mia casa editrice in circa dieci anni ha venduto sette – 7 copie del mio libro. personalmente, tramite passa parola di amici ne sono state fatte sei ristampe e vendute seicento copie – 600 come si spiega la cosa’ se mi aiutate a capire ve ne sarei grata. Lucrezia.

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      ugo Gennaio 07, 2013

      Si spiega col fatto che non hai uno sponsor.
      Il prodotto si legge,si vende,e quindi si guadagna,solo in questa condizione.Nella vita, se non hai alle spalle una famiglia potente,non concludi un bel niente.Devi fare come Gaia Rayneri,ha scritto un
      libraccio che è un falso assoluto,per giunta una storia molto privata,direi intima,sponsorizzata in primis dalla zia Dalia Oggero(editor Einaudi che l’Ha pubblicato senza mai dire che era della nipote.Costei ormai ci vive di rendita.Bastano due righe,devi essere prima etero,poi bisessuale,poi omosessuale e altro ancora(???).Poi devi avere anche una zia pure scrittrice che non deve mai dire di essere tale,una amica e collaboratrice (della zia)che sia molto famosa.Insomma, devi essere come certa gente.Tu vuoi avere successo senza essere nessuno?sei forse pazza?In che mondo vivi?

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