Luca Bianchini: “Salviamo la libreria italiana di Londra”
A due anni dalla nostra ultima chiacchierata ho rivisto con piacere il simpaticissimo Luca Bianchini, scrittore dalla penna vivace e dalla conversazione spumeggiante.
Bianchini, dopo il grande successo di Io che amo solo te (Mondadori), che presto diventerà un film con Riccardo Scamarcio e Laura Chiatti diretti da Marco Ponti, è tornato in libreria con Dimmi che credi al destino, brillante romanzo tratto da una storia vera (qui la recensione), quella di Ornella Tarantola, appassionata libraia dell’Italian Bookshop di Londra, grande amica dello scrittore.
Tra una risata e l’altra – con Luca è difficile restare seri – ecco quello che ho scoperto sul nuovo libro e i suoi protagonisti.
Luca, nel nostro incontro precedente mi avevi rivelato che sognavi di scalare la classifica. Ci sei riuscito e il tuo Io che amo solo te è diventato anche un film. Ora che cosa sogni?
Salvare l’Italian bookshop di Londra, la libreria gestita dalla mia amica Ornella Tarantola, la protagonista del mio nuovo romanzo. Cerchiamo tutti insieme un modo per farlo. Quella libreria è un pezzo di storia per gli italiani a Londra. Già diversi personaggi pubblici si stanno mobilitando.
Come è nata la tua amicizia con Ornella Tarantola?
L’ho conosciuta nel 2004 perché mi aveva invitato nella sua libreria a presentare Instant Love. Io ho accettato questo invito un po’ misterioso, qualsiasi scrittore italiano invitato a Londra credo che farebbe carte false per andarci, e appena ho visto Ornella ho capito che era una persona speciale. Ha una voce che ti fa innamorare, ha una capacità di empatia incredibile, ma non ha la bontà stucchevole dei santi. Quando parla lei, io resto incantato ad ascoltare. E non è facile lasciare me senza parole…
Quindi dopo quell’incontro Ornella ti rivelò la sua vita tormentata?
Assolutamente no. Ci sono voluti anni prima che mi parlasse del suo passato.
Di tutto quello che racconti in Dimmi che credi al destino quanto c’è di romanzato e quanto di realtà?
Di inventato poco, direi il 35%, anche se ovviamente poi ho mischiato le carte.
Dopo aver conosciuto il passato complicato di Ornella hai cominciato a pensare alla storia?
No, il romanzo è nato molto più tardi quando la libreria ha cominciato a essere in pericolo perché lo stabile in cui si trova deve essere abbattuto. È stata la frase di Ornella: “La libreria mi ha salvato io devo salvare la libreria” a far scattare la molla.
Cosa c’è di te nei personaggi?
Io mi sono davvero messo al servizio della storia e per la prima volta non c’è un personaggio che mi possa rappresentare in pieno. Forse quella in cui più mi riconosco è la Patti, l’amica di Ornella. È goliardica, scherzosa e cinica. Mi somiglia un po’.
Il titolo Dimmi che credi al destino è tuo?
Sì è mio, anche se all’inizio non ero del tutto convinto. Poi è accaduta una cosa straordinaria. In Mondadori stavano facendo varie prove per trovare la copertina giusta e un giorno mi hanno presentato la foto con le due case, una rosa e una azzurra, che oggi sta sulla cover del libro. Io ho girato la proposta a Ornella per sapere cosa ne pensasse e lei mi ha risposto inviandomi la foto di un WhatsApp che aveva scambiato con la Patti in cui apparivano proprio queste due case. Ornella due giorni prima aveva scritto alla sua amica dicendole: “Quando vinco alla lottery io nell’azzurra e tu nella rosa” e l’altra le aveva risposto: “Sì, definitivamente. Quella marrone (che nella copertina non si vede, ndr) dependance per Bianchini”.
Insomma, una coincidenza incredibile! Quando le cose ti vengono incontro in questo mondo non puoi tirarti indietro. Così ho capito che non avevamo più problemi né per il titolo, né per la copertina.
C’è un personaggio del libro che ami in modo particolare?
Io amo i personaggi secondari. In questo caso adoro Clara, la libraia che lavora con Ornella. Mi piace lavorare sui cliché che rivelano sempre un lato folle o una fragilità delle persone. Mi piace l’umanità, anche quando un personaggio è sbruffone o arrogante mi domando sempre che cosa c’è dietro, da dove viene quel modo di comportarsi.
Con Io che amo solo te avevamo giocato a fare il cast di un eventuale film. Ha portato bene visto che in autunno potremo andare tutti al cinema a vederlo. Lo facciamo anche per Dimmi che credi al destino?
Sì, ne avevo parlato anche con Ornella e lei mi ha detto che le piacerebbe essere interpretata da Julianne Moore. Per la Patti invece vedo bene uno dei personaggi storici di Almodóvar, Carmen Maura.
Tra tutti i libri che hai scritto qual è quello che consideri il tuo preferito?
L’ultimo perché è un po’ come un bambino appena nato e quindi ha più bisogno di affetto e protezione e poi il primo, Instant Love, la storia mia più vera e Io che amo solo te perché mi ha dato tante soddisfazioni. Insomma, tutti e tre mi hanno cambiato la vita.
Cosa rispondi a chi accusa gli scrittori di libri “leggeri” come i tuoi di fare danno alla letteratura?
Chi? Quelli che non mi intervistano? Sono dei poveretti che si arroccano sui loro pregiudizi e giudicano una casa editrice solo dalla collana senza conoscerne i contenuti. Io consiglierei loro di esaminare alcune collane che loro reputano alta letteratura. Potrebbero scoprire dei nomi e dei titoli a dir poco imbarazzanti. Spesso si pensa che la veste basti per fare letteratura…
Comunque adesso mi dà molta soddisfazione vedere che queste persone almeno mi salutano (e ridiamo, ndr)…
Che cos’è per te la letteratura?
Per me letteratura è muovere il cuore della gente. Scrivere in buona fede.
Che tipo di scrittore sei?
Sono metodico anche perché ho sempre poco tempo. Scrivo più o meno un capitolo al giorno mentre ascolto musica. Ultimamente sono diventato più esigente sul luogo in cui scrivere. Quando hai una bella storia va bene tutto, ma se puoi scrivere in un posto che ti piace è meglio. Per questo libro sono stato una settimana a Santa Margherita, in un albergo con la terrazza sul mare. Ci sono andato perché Santa Margherita è un posto con cui mi volevo riconciliare. Ci ero stato tempo fa e per varie ragioni me ne ero andato molto arrabbiato. Sono stato contento di scrivere lì, è un paese bellissimo.
Chi è stata la prima persona che ha letto il libro appena terminato?
Ornella. Sono andato tre giorni a Londra e dopo sei ore lei l’aveva già finito. Era una stesura ancora molto grezza ma lei mi ha detto che si era molto emozionata e aveva pianto molto. “È un libro che ha un buon sapore” è stato il suo primo commento. Poi l’ho dato alla Patti e infine a Joy Terekiev, la mia editor.
AGGIORNAMENTO 3/2/2016: La libreria italiana di Ornella Tarantola è salva! Il sogno di Luca Bianchini si è avverato e l’Italian Bookshop di Londra ha trovato una nuova sede in Gloucester road, South Kensington, dove aprirà i battenti il 19 marzo. Una piccola, grande vittoria per la cultura italiana nel mondo.
bella intervista di Luca!! Ho letto il libro in due giorni non riuscivo a staccarmi e ho riso, ma mi ha anche fatto commuovere come tutti i suoi libri!!!! Se è il più bello??? Io li ho apprezzati tutti!!!!!
L’ho letto in poche ore, semplicemente divino. Ho letto tutti gli altri e quello che ho nel cuore è siamo solo amici… Piango ancora al ricordo del vuoto immenso che mi ha lasciato dentro.