Il mio Salone del Libro di Torino
La 26ª edizione del Salone del Libro di Torino si è chiusa ieri all’insegna del sorriso. Quello degli organizzatori, felici di poter annunciare un aumento dei visitatori del 4% rispetto allo scorso anno, e quello di molti espositori che, dopo un avvio al rallentatore, si sono rilassati tra sabato e domenica, quando la folla ha letteralmente preso d’assalto i padiglioni del Lingotto. Sabato pomeriggio camminare tra gli stand era più faticoso che farlo nella giungla.
Molte delle sale destinate alle conferenze registravano il tutto esaurito (circa 70 mila le persone che hanno assistito agli incontri) e passare davanti alla postazione della Newton Compton, con i suoi libri a 0,99€ (oggetto di polemiche roventi da parte di altri editori) richiedeva capacità di sfondamento.
Per me il Salone del Libro resta un mistero. In un Paese in cui tutte le indagini rivelano un tasso di lettura tra i più bassi in Europa e in cui la crisi ha intaccato il potere di acquisto dei cittadini, il successo di una manifestazione come quella torinese mi intriga non poco. Le oltre 329 mila persone che hanno varcato la soglia del Lingotto quanti libri comprano durante il resto dell’anno? E perché molte presentazioni di scrittori in giro per l’Italia restano semideserte, mentre al Salone anche l’esordiente senza fama trova pubblico? Solo gente stanca che ha bisogno di sedersi? Partecipare al Salone e comprare molti libri ripulisce la coscienza e fa sentire tutti più colti?
Per ora non ho trovato una spiegazione convincente. In ogni caso vedere tanta gente in fila alle casse degli stand con uno o più libri in mano è assai gratificante.
Pensavo a tutto ciò mentre correvo da un’intervista all’altra, da una presentazione di un romanzo a una conferenza di un personaggio noto, da un convegno dedicato ai booksblogger a un appuntamento per dare un volto a qualcuno con cui fino a quel momento avevo interagito solo in Twitter (come i graditissimi incontri con Cetta De Luca, Giulia Taddeo, Valentina Aversano e Alessandro Grazioli per citarne alcuni), il tutto desiderando spesso di possedere il dono dell’ubiquità.
Oltre alla possibilità di realizzare interviste agli autori (che pubblicherò nelle prossime settimane), il Salone del Libro mi ha offerto vari spunti di riflessione sui temi più diversi.
Donne, amore, violenza. Tutti contro il femminicidio
Particolarmente significativo è stato il convegno di Loredana Lipperini, Michela Murgia, Barbara Stefanelli e Giusi Fasano dedicato al tema del femminicidio.
In occasione dell’uscita dei loro libri “L’ho uccisa perché l’amavo.” Falso! (di Murgia e Lipperini per l’editore Laterza) e Questo non è amore (a cura del blog del Corriere della Sera La 27ª ora), le autrici hanno esaminato i dati di un fenomeno che mette i brividi non solo per la sua spaventosa diffusione, ma anche per la difficoltà di cambiare il retroterra culturale che tende, se non a favorirlo, almeno a non ostacolarlo. La tesi che le autrici dei libri hanno sostenuto a gran voce è che è indispensabile creare una nuova generazione di uomini illuminati e questo si può ottenere agendo su più fronti.
Da un lato entrando nelle scuole, dove ancora troppo spesso i bambini sono vittime di stereotipi sessisti. È significativo il racconto di un’indagine nella quale è stato chiesto ai bambini maschi di scrivere che cosa avrebbero provato se l’indomani si fossero svegliati femmine. La giornalista del Corriere Giusi Fasano ricorda il pensiero di un ragazzino che scrisse: “Che meraviglia se domani mi svegliassi femmina. Finalmente potrei non avere paura”. Credo che la frase si commenti da sola.
L’altro aspetto sottolineato dalle relatrici è stata la necessità di cambiare le parole con cui i media trattano il tema. Michela Murgia ha insistito sulla necessità di evitare titoli come quelli del suo libro per sfatare il mito dell’amore inteso come proprietà dell’altro, mito dal quale ancora troppe donne nel nostro Paese sono soggiogate. Lo dimostra la recentissima vicenda della ventenne di Caserta pestata a sangue dal compagno (ora in carcere) che a una settimana dall’operazione che ha obbligato i medici ad asportarle la milza per le percosse ricevute, dice ai giornali di perdonare il suo carnefice e di voler ritirare la denuncia. Storie che appaiono incomprensibili e fanno capire come ancora oggi molte donne vadano difese da se stesse prima ancora che dagli uomini.
Gli ospiti motivazionali
E dopo aver ascoltato storie di grande debolezza è stato un vero sollievo passare un po’ di tempo in compagnia di persone che trasmettono una motivazione e una vitalità straordinaria. Tra le conferenze che ho apprezzato segnalo quella di Giusy Versace, autrice del libro Con la testa e con il cuore si va ovunque (Mondadori) che nel 2005, a soli 28 anni, ha subito l’amputazione delle gambe in seguito a un incidente d’auto, facendosi poi un nome nel mondo dello sport paralimpico grazie alle sue vittorie e ai suoi record nazionali ed europei.
Avevo letto qualcosa di lei, ma non conoscevo la sua storia nel dettaglio. Ascoltarla è stata una piacevole sorpresa. Il tema dell’incontro era “Bellezza e forza dello sport” e di forza, la bella e soprattutto sempre sorridente Giusy, ha dimostrato di averne in abbondanza. Il suo racconto dell’incidente, delle difficoltà derivate dall’uso delle protesi e degli inizi della sua carriera di atleta, ha suscitato commozione in tutta la sala, che ha ricambiato con applausi scroscianti e sinceri.
Di altra natura, ma altrettanto incisiva, la testimonianza di Gianluca Nicoletti (leggi l’intervista), autore di Una notte ho sognato che parlavi (Mondadori) che davanti a un pubblico giovane e attento ha spiegato che cosa significa avere un adolescente autistico in famiglia. Nicoletti ha sottolineato l’importanza della diagnosi della malattia fin dai primissimi anni di vita del bambino per poter ottenere risultati capaci di migliorare la qualità dell’esistenza di chi è affetto da questa sindrome e dei suoi familiari.
Il popolo degli scrittori
Oltre a poter ascoltare le conferenze di ospiti di fama (dei quali non vi parlerò perché di Renzi, Saviano, Sepulveda, Grossman, Eco, Scalfari, De Gregori e compagnia avrete già letto in abbondanza attraverso la stampa nazionale), visitare il Salone del Libro è quasi come gettare l’amo in un laghetto per la pesca sportiva. Qualcosa abbocca sempre. In una sala o in un’altra è facile imbattersi in una presentazione interessante di autori più o meno noti, esordienti o veterani, appartenenti a grandi gruppi editoriali o a case editrici indipendenti.
Tra le performance più esilaranti a cui ho assistito svetta quella dei fratelli Cassini: Marco (fondatore di Minimum fax), Dario (comico e conduttore radiofonico) e Riccardo, autore nel 1993 del fortunato Nutella Nutellae che quest’anno, in occasione del 20º anniversario del libro e dopo aver venduto un milione e mezzo di copie, è stato presentato in edizione Minimum fax rivista e aggiornata. Ed è proprio per festeggiare il compleanno che Riccardo Cassini, oggi autore televisivo di trasmissioni Tv e radio di successo, insieme ai suoi fratelli e con la mamma dei tre, serissima, in prima fila, ha messo in piedi uno spettacolo degno dei migliori cabaret.
Si è riso anche alla presentazione dell’esordiente Marco Cubeddu, tra gli scrittori rivelazione del Salone, che con il suo C.U.B.A.M.S.C. (acronimo di Con una bomba a mano sul cuore – Mondadori) ha divertito il pubblico con il suo look e i suoi modi anticonformisti (e a chi come me stava in prima fila non poteva sfuggire il jeans strappato proprio lì che tentava di coprire con un libro appoggiato sulle gambe…).
Il caffè letterario, angolo dedicato alle presentazioni, ha ospitato davvero tanti nomi del panorama letterario nazionale e sotto l’obiettivo della mia macchina fotografica sono passati Romana Petri, Lidia Ravera, Fabio Stassi e molti altri che prossimamente troveranno posto in articoli dedicati.
Molti anche gli autori stranieri presenti alla kermesse torinese. Tra le tante in calendario ho scelto di assistere alla presentazione dell’ultimo, splendido, romanzo di Javier Cercas, Le leggi della frontiera, (Guanda) dove ho scoperto che lo scrittore spagnolo è anche un ottimo oratore nella nostra lingua.
I libri e la rete
Tra gli incontri organizzati nello spazio Book to the Future, specializzati nelle tematiche relative alla rete e ai social network ho assistito con interesse a quello promosso dalla rivista online Gli Amanti dei libri dal titolo: Recensioni 2.0 – Come la rete racconta i libri. La conferenza ha trattato temi rilevanti per chi, come me, scrive spesso di libri e per i lettori che leggono le recensioni dei booksblogger. Non sono mancate le critiche e le accuse di scarsa qualità. E dato che il tema non è liquidabile in poche righe, mi riprometto di parlarne in un post ad hoc, a breve.
Per chi non l’ha mai visto, va detto che Il Salone del Libro è molto di più di quello che ho raccontato. Non solo per la quantità di eventi, ma anche e soprattutto per l’enorme offerta di libri di ogni genere, prezzo, formato, target. Ed è un po’ doloroso vedere come, a fronte dei sovraffollati stand degli editori di fama, alcuni angoli dei padiglioni “abitati” dai piccolissimi editori siano rimasti desolantemente vuoti. È con loro che vorrei parlare prossimamente, perché a volte non so capire se si tratta di eroi o di visionari. Voi che ne dite?