“Il club delle lettere segrete” di Ángeles Doñate
Marzo 2016
Il romanzo sotto i riflettori di 2VociX1Libro questo mese è Il club delle lettere segrete dell’autrice spagnola Ángeles Doñate (Feltrinelli, traduzione di Alice Pizzoli). Il libro racconta la vita di una cittadina, Porvenir, in cui per colpa della tecnologia, che favorisce le comunicazioni virtuali e via email, l’unica postina da anni in servizio rischia di perdere il lavoro. Per evitare che la loro concittadina sia obbligata a trasferirsi in città, un gruppo di abitanti si prodiga a scrivere lettere, che poco a poco riveleranno al lettore i segreti dell’esistenza di tutti i protagonisti. La strana catena di missive e l’amore per la poesia cambieranno in breve il destino di molte persone.
Patrizia&Giuditta 2VociX1Libro è una rubrica che nasce dall’incontro di due persone distanti per formazione ed esperienze di vita, ma unite da una grande passione per i libri e la letteratura. Due donne, Giuditta e io, che si sono conosciute leggendo l’una il blog dell’altra, due “sentire” spesso discordanti ma sempre rispettosi e aperti al confronto. Da questa complicità è nata, tra un tweet e l’altro, l’idea della rubrica. Un luogo in cui confrontarsi su un libro diverso ogni mese in modo divertente e scanzonato, senza il rigore di una recensione, ma con l’attenzione ai dettagli. Una sorta di gioco (liberamente tratto dalle famose interviste della trasmissione “Le Iene”) che vi permetterà di conoscere nuovi romanzi e sorridere un po’.
Ángeles Doñate
Feltrinelli
Patrizia twitter: @patrizialadaga | Giuditta twitter: @tempoxme_libri www.libri.tempoxme.it |
1. Dai un voto alla copertina e spiegalo | |
Voto: 71/2. Una copertina spensierata grazie ai colori vividi che annunciano una storia piena di energia positiva. Prevedibile ma godibile. Proprio come il libro. | Voto: 7. Colorata e allegra, romantica e scontata come il romanzo stesso. Indicato il colore giallo canarino e i dati bibliografici decentrati |
2. L’incipit è… |
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Interrogativo.
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Chiaro e lineare, con un pizzico di banalità, a racchiudere l’idea fondante del romanzo:
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3. Due aggettivi per la trama |
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Romantica e scontata. | Mielosa e prevedibile. |
4. Due aggettivi per lo stile |
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Elementare e incolore. | Piatto e modesto (la traduzione di Alice Pizzoli mi sembra tenga il ritmo, ma è l’originale che appare strutturato su una certa mediocritas, che non riesce a essere orazianamente aurea). |
5. La frase più bella |
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Pura verità. |
Non sono del tutto convinta dalla scrittura di Ángeles Doñate, quindi non ho riscontrato nessuna frase o espressione particolarmente pregnante, ma le epigrafi poste all’inizio di ogni capitolo, e tratte da diversi scrittori, mi sono sembrate molto raffinate e ben scelte, questo denota che la scrittrice spagnola è sicuramente una grande lettrice. |
6. La frase più brutta |
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Narrare la morte non è mai cosa semplice. La bruttezza del passaggio non sta nella prosa, ma nella dolorosa immagine che crea.
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La caratteristica della scrittura di Ángeles Doñate è, a mio avviso, la piattezza dello stile e una certa superficialità nelle immagini. Non parlerei, dunque, di frasi brutte quanto invece banali e logore. Un esempio aprendo a caso il libro:
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7. Il personaggio più riuscito |
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Non personaggi in senso stretto ma di certo elementi fondamentali del romanzo: le lettere di scrittori famosi e le citazioni tratte dalle stesse lettere. Pezzi di letteratura. | Riuscito forse è una parola grossa, perchè risente di una certa stereotipia, ma sicuramente il più interessante: la poetessa americana Mara Polsky, anche se forse troppo insistita nella sua eccentricità.
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8. Il personaggio meno azzeccato | |
I personaggi di Ángeles Doñate sono tutti piuttosto stereotipati. Quello peggiore è Alma Meillás, la ventitreenne protagonista che si trasferisce nella villa lasciatale in eredità dalla nonna nel piccolo villaggio di Porvenir. Ho trovato il personaggio poco credibile in tutti i suoi aspetti. Dalla scelta di trasferirsi da sola nella villa di campagna, alla storia d’amore fino al progetto di casa-albergo per scrittori. | Ciascuno dei personaggi risente di una vena macchiettistica che li rende poco credibili e veri. Forse quella che ne risente di più è Sarai/Manuela scappata da marito e figli e chiusa in un ostinato egoismo. |
9 La fine è… |
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Dolcezza & happy ending a go go. | Ovvia. |
10. A chi lo consiglieresti? |
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A chi è in cerca di un romanzo-favola che regali buon umore, poesia e belle citazioni letterarie. | Ai lettori che amano le storie piane, piene di buoni sentimenti, in cui tutti si vogliono bene. |
Sono già quasi alla fine del romanzo, immaginavo, anzi speravo, nel lieto fine ma davvero la recensione qui sopra è assolutamente fasulla… La letteratura spagnola degli ultimi 10 anni mi sta piacevolemente sorprendendo e, senza citare nomi ben più famosi della Doñate, direi che molti scrittori italiani contemporanei dovrebbero cominciare a leggere queste storie iberiche, se non altro per imparare come usare la lingua (ormai da noi scrivono come sui social anzi, se pteossero, userebbero direttamente le emoticons) e sopratutto come si può mettere della poesia in un romanzo senza renderlo noiso!
Gentile Massimo, la letteratura spagnola è sicuramente eccellente e dopo 20 anni di vita a Barcellona e di letture in lingua originale, un po’ di esperienza dovrei averla. Trovo tuttavia che ci siano scrittori migliori di Angéles Doñate ed evidentemente, come emerge dalla rubrica che contempla due voci e quindi due persone diverse, non sono l’unica a pensarla così. In ogni caso la bellezza dei libri è anche questa. Una recensione non può essere fasulla, ma semplicemente personale. De gustibus, dicevano già i latini…