“Florence”. Meryl Streep e Hugh Grant spassosi
Io non ho letto il libro Florence di Jasper Rees e Nicholas Martin, da novembre in tutte le librerie italiane per Piemme, ma qualche mese fa ho visto il film, diretto da Stephen Frears, che in Spagna è uscito in anticipo rispetto alla prima italiana, prevista per il 22 dicembre.
Un film di cui vale la pena parlare, non solo per lo splendido cast, ma per il fatto di essere basato sulla vita reale di Florence Foster Jenkins, interpretata da un’eccezionale Meryl Streep e raccontata nel dettaglio nel libro di Rees e Martin.
Che cos’ha di tanto particolare la storia di Florence Foster Jenkins, ricca ereditiera americana con la passione per la lirica, vissuta a cavallo tra il XIX e il XX secolo, da essersi meritata una biografia e un film? L’incredibilità di un sogno impossibile che si avvera nonostante tutto e tutti.
La donna, sposata in seconde nozze con l’attore St Clair Bayfield, interpretato nel film da un ottimo Hugh Grant, pur senza possedere alcuna dote vocale è convinta di essere una grande soprano e sogna una carriera nella lirica, obiettivo che raggiungerà, riuscendo persino a cantare sul palco della celeberrima Carnegie Hall di New York il 25 ottobre 1944.
Passione, autoinganno, amore, determinazione, denaro, costanza e ingenuità sono le parole che scorrono nella mente dello spettatore mentre sul grande schermo Meryl Streep strilla patetiche note, che suscitano grandi risate tra il pubblico, specie quando il pianista che l’accompagna in ogni esibizione non riesce a trattenere ironici risolini di disgusto. L’esistenza di questa donna fragile e tenace insieme, è il simbolo del potere dei sogni.
Grazie all’aiuto del marito, che nonostante abbia una giovane amante, si prodiga per assecondare i desideri della consorte, cosa facilitata dall’abbondante denaro di lei, utile per mettere a tacere le critiche e convincere le orecchie più fini ad applaudire un talento inesistente, Florence diventa una caso più unico che raro.
Se la sceneggiatura di Florence, candidato a quattro Golden Globe, fosse il frutto della fantasia di uno scrittore, probabilmente non sarebbe mai diventata un film, ma la vita vera, ancora una volta, dimostra che la realtà può superare la finzione.
Il film, che inizia un po’ sottotono e induce lo spettatore a temere di annoiarsi per le seguenti due ore, prende vita quando Florence-Meryl Streep assume Cosme MacMoon (lo spassoso attore americano Simon Helberg), pianista spiantato, per accompagnarla nelle lezioni di canto. Le espressioni di MacMoon-Helberg e la mimica straordinaria del volto di Hugh Grant di fronte alle “stecche” della cantante, regalano allo spettatore momenti esilaranti, che si alternano a scene più commoventi, che tuttavia raramente arrivano a toccare le corde dell’emotività.
Dopo il film, piacevole anche per un pubblico giovane (i miei figli di 12 e 15 anni si sono divertiti), si ha la sensazione che il regista abbia voluto restare in superficie, raccontando la storia di Florence e della grande finzione che ha accompagnato la sua vita, senza scavare troppo nel cuore dei personaggi. Ma forse, per una commedia di Natale è perfetto così.