Buchmesse di Francoforte: due chiacchiere con gli editori
La Buchmesse di Francoforte è uno di quegli eventi che chiunque ami i libri e il mondo che li circonda ha sognato almeno una volta di visitare, anche solo per curiosità. Al di là degli addetti ai lavori, che nella manifestazione tedesca vedono l’opportunità più ghiotta dell’anno per vendere e acquistare i diritti internazionali di quelli che si spera diventino futuri bestseller, chi “respira” libri per leggerli e scriverli, nella kermesse tedesca, giunta alla 64ªedizione, trova un ambiente stimolante, che resta negli occhi per le sue dimensioni impressionanti e per l’enorme quantità di prodotti presenti. Sì, perché si fa presto a dire esposizione di libri, ma la Buchmesse è molto di più. A Francoforte infatti, oltre a un gran numero di eventi culturali in calendario, la varietà dell’offerta è tale da perderci la testa (e i piedi per il lungo camminare).
Io sono arrivata sabato mattina, il giorno sbagliato secondo alcuni espositori italiani che mi hanno rimproverata per non essere passata nei giorni riservati ai professionisti. “Gli addetti stampa se ne sono andati ieri sera” mi ha detto qualcuno. Altri, invece, hanno apprezzato il fatto di poter fare un bilancio a giochi fatti, quando ormai le trattative erano concluse.
“Dopo tanto negoziare in inglese mi fa piacere parlare in italiano e raccontarti la nostra settimana” mi dice Sonia Finotello, rights & acquisitions manager di Rcs Libri, che sembra non solo entusiasta del suo lavoro, ma anche convinta delle potenzialità del cavallo di battaglia della casa editrice per il 2013: Capo Scirocco di Emanuela E. Abbadessa, un romanzo che non verrà pubblicato in Italia fino a gennaio, ma che ha già riscosso il gradimento degli editori internazionali. “Altro successo per noi è stato il libro del Papa sull’infanzia di Gesù che uscirà prima di Natale e per il quale abbiamo i diritti mondiali” conclude soddisfatta l’addetta alle cessioni estere di Rcs.
Anche in Feltrinelli si dicono felici delle contrattazioni portate a termine durante i giorni di fiera. Il giovane Theo Collier, direttore dell’ufficio diritti della casa editrice, mi spiega un po’ in italiano e un po’ in inglese che un paio di romanzi di Erri de Luca sono stati piazzati in Penguin per le versioni in lingua inglese e che anche Stefano Benni è stato molto gettonato. “Per noi un risultato molto migliore di quello dello scorso anno, I’m Very happy” dice salutandomi, ma senza sbilanciarsi troppo. Se c’è crisi, in questo stand la celano bene.
Di crisi non vuol sentire parlare nemmeno Gianluca Catalano, responsabile commerciale di Edizioni E/O “Questa è la 26ª edizione della Buchmesse a cui partecipiamo, qui la crisi non esiste, esserci per noi è fondamentale e io sono ottimista. Bisogna smettere di parlare in negativo e continuare a lavorare duro per scoprire nuovi talenti. I buoni libri vendono sempre”. Edizioni E/O quest’anno ha puntato su Storia di un nuovo cognome di Elena Ferrante uscito da poco in Italia e già acquistato da vari editori europei.
Bilancio molto positivo anche in Mondadori. La casa di Segrate ha il suo fiore all’occhiello nel nuovo romanzo di Paolo Giordano, Il corpo umano, uscito il 12 ottobre in Italia e i cui diritti a Francoforte sono stati venduti praticamente in tutto il mondo. Il libro verrà tradotto in 30 lingue, fanno sapere dalla casa editrice soddisfatta anche per le buone vendite ottenute con Inseparabili di Alessandro Piperno e La collina del vento di Carmine Abate, vincitore del premio Campiello. Anche la saggistica religiosa (Ravasi, Ruini, Martini) ha suscitato l’interesse dei compratori stranieri.
Dopo tanti incontri positivi me ne vado sorridente ma mi aspetta uno spiacevole passaggio a vuoto presso il grande e bello stand del Gruppo Mauri Spagnol, dove vengo liquidata senza nemmeno la possibilità di fare due domande. “Io non so nulla e non c’è nessuno a cui lei possa chiedere. La prossima volta non venga di sabato” mi dice un’attempata signora che si gira e se ne va senza degnarmi di un saluto. Mi sorge il dubbio che se avessi detto che ero un’inviata di un grande quotidiano mi avrebbe trattata in un altro modo. A voi, no? Inconvenienti del mestiere del freelance e del blogger…
Mi accoglie con tutt’altro stile il direttore editoriale di Baldini Castoldi Dalai, Francesco Colombo, con il quale ho il piacere di scambiare due chiacchiere seduti al tavolino dello stand. Colombo mi spiega che le punte di diamante della casa editrice in questo momento sono due: “La prima è Aldo Busi che con il suo El especialista de Barcelona, in uscita il 13 novembre in Italia, ha fruttato ottimi contratti. È un autore già tradotto in tutto il mondo e il suo nuovo libro aveva suscitato molte aspettative. La seconda è, a sorpresa, l’ottantaquattrenne Maria Tarditi che con il suo La venturina ha suscitato un numero di richieste ben superiore al previsto”. Anche per Colombo il bilancio finale di quest’edizione della Buchmesse è positivo: “La crisi si è vista perché c’è stata meno gente in giro, ma quest’assenza di frenesia ci ha permesso di lavorare meglio e con soddisfazione”.
Stesso ritornello allo stand di Sellerio, dove mi dicono che, alla faccia della crisi, quest’anno la superficie del loro stand è raddoppiata e che per loro la fiera è stata un successone. Il gioiello di casa per il prossimo anno è il romanzo L’ultimo ballo di Charlot, di Fabio Stassi, romanzo sulla vecchiaia di Charlie Chaplin in uscita a novembre in Italia e già piazzato in otto Paesi.
Approdo infine allo stand Laterza dove l’editore in persona, Giuseppe Laterza, mi dice in tono paternalistico:
Qui tutti gli editori le diranno sempre che tutto è andato bene e che sono soddisfatti. L’Italia è il fanalino di coda della lettura in Europa insieme alla Spagna, i dati oggettivi dicono che il mercato è in crisi, ma gli editori qui sono sempre contenti. E allora questa crisi di chi è? Il mercato chi lo fa? Solo quelli che non vengono a Francoforte?
Mentre medito sulla faccenda torno all’aeroporto e porto negli occhi le belle immagini del pubblico di tutto il mondo che affolla ogni angolo degli spazi espositivi. Passeggiare tra vetrine traboccanti di libri antichi, stand di case editrici di culture lontane, titoli in tutte le lingue, padiglioni colorati pieni di volumi per l’infanzia, spettacoli d’animazione e conferenze letterarie è stata una grande esperienza. La mia toccata e fuga mi ha immerso, oltre che nel mercato editoriale di casa nostra, in quello del mondo intero.
Ora è tempo di leggere. Con tutte queste novità non ci sarà tempo di annoiarsi.