“Adua” di Igiaba Scego. Un romanzo feroce, commovente, attuale.
Sono Adua, figlia di Zoppe. Oggi ho ritrovato l’atto di proprietà di Laabo dhegah, la nostra casa a Magalo, nella Somalia meridionale. Era nascosto in una vecchia valigia di peltro che tenevo in magazzino, era in quel posto da secoli e io non me ne ero mai accorta.
Ora sono in regola. Ora se voglio posso tornare anch’io in Somalia.
Ho una casa e soprattutto un documento ufficiale dove c’è scritto che è appartenuta a mio padre Mohamed Ali Zoppe, quindi è mia.
Inizia così Adua, il bel romanzo di Igiaba Scego (Giunti), scrittrice italiana di origine Somala, che attraverso le voci di un padre, Zoppe, e una figlia, Adua, ripercorre il difficile cammino degli immigrati di colore nel nostro paese, dagli anni trenta, quando l’impulso colonialista italiano riceve nuova linfa, fino ai nostri giorni.
Con un linguaggio schietto, spesso duro e carico di emotività, Igiaba Scego passa dai pestaggi fascisti al dramma attuale dei migranti e a fare da trait d’union sono le storie di vita di questo padre e di questa figlia, che poco hanno in comune, se non un carattere testardo e un immenso desiderio di libertà. Vite difficili, trascorse all’inseguimento di sogni che si riveleranno spesso illusioni a causa del cinismo e dell’egoismo umano.
Con il Mediterraneo ormai trasformato in cimitero di migranti, Adua è un libro quanto mai attuale, che aiuta a non dimenticare che dietro a ogni volto esausto, spaventato e affranto che vediamo in Tv, ci sono vite reali. Poco importa che i personaggi di Adua siano fittizi, le loro vicende sono il frutto del vissuto di migliaia di esseri umani che hanno sofferto e ancora soffrono in cerca di un’esistenza migliore che molti, ancora oggi, si ostinano a negare loro.