“Sentimenti sovversivi” di Roberto Ferrucci
Qualche giorno fa, appena terminato di leggere Sentimenti sovversivi di Roberto Ferrucci (Isbn edizioni) ho inviato un “tweet” al suo autore che diceva così: “Più che un romanzo una lama che affetta il cuore italiano e poi lo sutura con amore”. In altre parole: una storia capace di prenderti a pugni in una pagina e di accarezzarti con infinita dolcezza in quella successiva.
Nel libro il protagonista, veneziano come il suo autore, racconta il suo soggiorno a Saint-Nazaire sulla costa atlantica francese dove, in qualità di scrittore, è ospite di una fondazione letteraria che lo ha invitato a scrivere un romanzo d’amore e, per farlo, gli mette a disposizione un appartamento con una splendida terrazza affacciata sull’oceano.
Lo scrittore comincia così a raccontare la sua storia nella quale il vissuto quotidiano s’intreccia agli echi delle vicende della politica italiana, in quel momento dominate dagli scandali del precedente governo. Il risultato è un romanzo che sussurra al lettore parole d’amore di rara bellezza e allo stesso tempo grida in modo violento la sua indignazione.
Il linguaggio di Ferrucci è impeccabile. Nelle descrizioni fisiche quanto emotive l’autore utilizza uno stile limpido ed elegante come è difficile trovarne e porta il lettore a vedere con i suoi occhi quello che il protagonista vede nelle sue passeggiate sul porto di Saint-Nazaire, sulla sua spiaggia o nelle calli veneziane.
Da cittadina italiana che risiede all’estero ho condiviso il sentimento di rabbia e impotenza che impregna le pagine del romanzo di Ferrucci e nei suoi attacchi, a volte fin troppo violenti, ho percepito il conflitto che vivo in prima persona tra l’orgoglio di cittadina e la pietà verso un paese che si arriva ad amare molto di più quando si è lontani.
Il ritratto che lo scrittore fa dei nostri connazionali è così spietato da farlo apparire un’invocazione al cambiamento più che una vera condanna. Ferrucci dice: “Siamo fatti così noi italiani, (…) e io mio malgrado lo sono, italiano, spaccone o borioso o supponente non saprei”.
Davvero siamo tutti così? Se fosse verità un romanzo come “Sentimenti sovversivi” non avrebbe mai potuto nascere, perché nella spocchia e nella boria non c’è poesia, mentre nelle pagine di Ferrucci se ne trova in abbondanza. È forse questo l’unico rimprovero che posso fare allo scrittore. Gli errori di pochi non possono e non devono infangare l’onore di un’intera nazione in cui ancora si trovano valori che Ferrucci vuole farci credere estinti.
In una conversazione con l’autore (attraverso l’onnipresente Twitter) ho sostenuto che ci sono romanzi che si leggono d’un fiato e si fatica a lasciare, mentre il suo va gustato parola per parola, lentamente. Per questo commento ha creduto che non mi fosse piaciuto ma questo non è la realtà. Più semplicemente ritengo che “Sentimenti sovversivi” non si legga per la trama, per questo puoi permetterti di arrivare alle “ultime20” pagine con tranquillità, senza l’urgenza di conoscere il finale.
“Sentimenti sovversivi” si legge per assaporare il viaggio insieme al suo protagonista, gustare i dettagli di un mercato, di un ponte che si alza al passaggio di una nave, la linea dell’orizzonte, le storie di vita della gente che Ferrucci incontra sul suo cammino, persone comuni e straordinarie insieme che lasciano sempre una traccia viva nel lettore.
E poi c’è Teresa, l’amore. Il motivo per cui anche in un’Italia disastrata e piena di vergogna si può continuare a guardare avanti e progettare il futuro.
In fondo, anche i duri hanno un cuore.
Titolo: Sentimenti Sovversivi
Autore: Roberto Ferrucci
Editore:Isbn edizioni
Pagine: 140
Prezzo: 17 €
Voto: 7
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