Italiani: tre atteggiamenti che mi fanno arrabbiare
Perché noi italiani abbiamo nel Dna il gene dell’autodistruzione? È una domanda che mi sono sempre posta, ma che da quando vivo all’estero, e ormai sono quasi diciassette anni, mi faccio tutti i giorni. Basta scorrere i commenti sui social per ritrovare svariati esempi di pubblica autoflagellazione. C’è sempre, insomma, chi gode nel dipingere gli italiani come incapaci, litigiosi, pigri, incivili e via dicendo. Poi arriva Checcho Zalone a sfottere le italiche abitudini, incassa milioni a palate (oltre 60 per la cronaca con Quo Vado?) e il massacro ricomincia, perché piangerci addosso è bello, ma che nessuno osi guadagnare sui nostri difetti. Forse un po’ invidiosi siamo davvero…
Che il nostro Paese abbia dei problemi è fuor di dubbio, tutto è perfettibile e più di una volta ho provato a sottolineare gli aspetti migliorabili e poco competitivi dell’Italia, ma davvero i nostri concittadini pensano che in Germania, in Francia o in Spagna tutto funzioni a meraviglia e si viva felici come angioletti su una nube?
Io risiedo a Barcellona perché la vita mi ha portato qui, come avrebbe potuto tenermi nella mia Milano natale o condurmi altrove. L’essere italiana all’estero mi ha permesso di confrontarmi spesso con le opinioni degli stranieri sul nostro Paese e che ci crediate o no, quasi sempre sono più lusinghiere rispetto a quelle di chi in Italia ci vive.
Una delle realtà più evidenti è che gli stranieri si amano e non hanno timore a proclamarlo ad alta voce. Gli italiani, no. Si parla tanto di promuovere la nostra cultura nel mondo, ma poi tutte le occasioni sono buone per denigrare “l’italianità”. Valorizzare la nostra cultura passa prima di tutto dall’essere capaci di apprezzarla. Ecco perché mi piacerebbe che i miei concittadini cambiassero atteggiamento almeno sulle seguenti questioni:
1. Impariamo a venderci.
In Italia abbiamo prodotti d’eccellenza che non valorizziamo. Provate a discutere con un francese di formaggi e di vini. Di certo vi dirà che il loro assortimento di fromage è il più vasto e saporito che palato umano abbia mai provato e che le bollicine del loro champagne sono ineguagliabili. In Spagna il jamón è quasi una divinità. La verità è che in Italia ci sono formaggi, vini e salumi che non hanno nulla da invidiare a quelli dei cugini d’oltralpe, ma noi italiani, a cui la mamma non aggiungeva grandeur nel biberon, ci ostiniamo a considerarci poco interessanti. Siamo così abituati al bello e al buono che ci sembra assolutamente banale. E così facciamo i modesti. Bella dote la modestia, è vero, ma in questo caso rasenta la stupidità. Cominciamo a parlare bene di noi stessi e dei nostri prodotti invece di puntare sempre e solo sui difetti.
2. Non facciamoci condizionare dalle brutte mode altrui.
Mi è capitato di leggere commenti di italiani che si lamentavano per l’eccessiva attenzione dei nostri concittadini al look. “Tutto fumo e niente arrosto” era la sintesi sostenuta dai nemici della forma. Ma davvero un aspetto curato coincide con il vuoto interiore? Diamo così ossessionati dalle apparenze? Io credo di no.
Pochi giorni fa il quotidiano La Vanguardia faceva notare come il look dei politici spagnoli lasci spesso a desiderare. Un generalizzato e crescente lassismo in materia di stile ha fatto sì che in parlamento si vedano jeans, rasta, piercieng e tatuaggi, la cravatta sia quasi sconosciuta e le mamme allattino mentre votano (anche se c’è un asilo nido nella stanza accanto). Mi è capitato di essere invitata a un concerto serale ed esclusivo del nostro Andrea Bocelli presso la splendida Sagrada Familia e ho visto donne indossare con disinvoltura le infradito sopra gonnellone informi, uomini con gli shorts, manco fossero in spiaggia e ovunque i jeans come se piovesse. Di tanto intanto si incrociavano signore eleganti e uomini incravattati (come il cantante e i concertisti d’altronde). Avete indovinato in che lingua parlavano? Sì, in italiano. Sia chiaro, non sono una fanatica della forma e tantomeno delle formalità, apprezzo il “tu” che in Spagna si dà con gran frequenza e agevola le relazioni umane, ma anche l’occhio nella vita vuole la sua parte e un po’ di sana bellezza non ha mai fatto male a nessuno. Anzi.
Morale: non impariamo a trascurarci per paura di sentirci dire che “ce la tiriamo”. Semmai che siano gli stranieri a cercare di imitare il nostro stile (e non me ne vogliano gli amici non italiani che incrocio dalle mie parti, ma certe giacche chiare con certe camicie a quadri e i mocassini ai piedi proprio non si possono vedere).
3. Riconosciamo il merito.
Perché in Italia il successo altrui è visto come un oltraggio (a meno che non si tratti di un calciatore)? Certo, scandali, ruberie e malaffare sono stati, e purtroppo sono ancora, all’ordine del giorno, ma di nuovo, davvero pensiamo di essere l’unico Paese del mondo in cui questo accade? No, non lo siamo. Però altrove, all’imprenditore, politico, scrittore o artista di successo si concede quantomeno il beneficio del dubbio. Da noi si è colpevoli a priori e quindi l’insulto al famoso di turno diventa sport nazionale. Perché riconoscere il merito ci fa tanta paura? Ci vorrebbe un trattato di sociologia per rispondere (ma credo che l’invidia ancora una volta giochi un ruolo chiave). L’unica certezza che ho è che averlo scritto mi costerà commenti poco lusinghieri. Pazienza…
Sono d’accordo con ciò che scrivi,penso lo stesso anche io,sarà lo stare in Italia che ci ha resi un pò troppo inclini all’autoflagellazione,all’invidia e a tutto quanto di negativo citi nel tuo articolo,solo che per accorgertene sei dovuta andare oltralpe,le cose della vita le apprezzi quando ti mancano.
La lontananza aiuta a vedere le cose con maggiore obiettività, su questo non ci sono dubbi. Ma ogni volta che torno sono felice di scoprire che c’è ancora chi in Italia ha voglia di valorizzare le innumerevoli risorse del nostro Paese. È solo credendoci che si va avanti.
Si, estoy contigo Patrizia en esto.
Solo nos damos cuenta cuando estamos fuera de nuestro países. Del buen tiempo que tenemos, nuestra comida, nuestra cultura y las cosas buenas que tenemos que solo valoramos cuando no las tenemos delante.
Hay que viajar para darse cuenta? Perder algo para echarlo en falta?
Lamentablemente SI
Me gustan los franceses porque valoran mucho lo que tienen, de cada rincón, cada pueblo sacan sus pequeñas cualidades y la difunden en toda la área.
Por ejemplo, si vas conduciendo por sus autopistas aparte de las direcciones ponen lo que puedes ver en cada región. Que invita a parar para verlo. Y cuando llegas al lugar, tampoco es para tanto si de esto tenemos mucho en España y mas bueno o mejor.
Pero no lo promocionamos. Debemos aprender a valorar lo que hacemos bien y difundirlo a los cuarto vientos.
Antes de que vengan los chinos que lo copian y entonces diremos que esto se hacía mejor. Pero ya será tarde, por desgracia, porque para entonces ya solo habrá la copia.
Como bien dices tenemos que que vendernos mejor. Pero para eso debemos valoranos mejor y creer en nosotros.
Espero que estos vientos de Cambio sean para mejorar y que no sea tarde, y no tengamos que lamentar mas tarde.
Europa es bella en su diversidad, no lo perdamos.
Gracias por abrir nuestros ojos
Samer
Gracias por tus comentarios, Samer. Yo hablaba de los italianos, pero es cierto que en España también hay actitudes similares. No podemos siempre bajar la cabeza y pensar que los demás son los mejores. Y sí, desgraciadamente a veces hay que perder algo para echarlo en falta. Desde lejos se ve mejor.
Conozco a pocos buenos italianos y no puedo hablar de ellos. Hice el comentario porque refleja perfectamente aqui.
Y se que Italia goza de cultura, gastronmia,..etc. y es referente en el mundo en entero de su vanguardia.
Y es una pena que su gente lo valore poco.
Lamento no poder hacerlo en Italiano, tempo al tempo.
A me dell’Italia non piaceva la cultura familistica, l’omertà assunta come un valore, gli intellettuali, la cultura scientifica ridotta a “non cultura”.
L’ossessione per lo stile io la pativo come una violenza, gli psicopatici che passano ore e ore a curare il look a volte acquisiscono una visione selettiva per cui individuano gli errori nello stile o comunque elevano la cura del vestiario ad un valore fondamentale, per me sono come untori, conviene starne alla larga.
Personalmente mi ritengo fortunato, ho un lavoro che non mi impone un dresscode e sono felice di non dover avere a che fare con i malati di mente fissati con il vestiario.
Il commentino sui rasta e jeans invece è patetico, solo in questo paese avere scritte sulla pelle o capelli che non sono pettinati seguendo pedissequamente ordini e direttive dell’alta moda è considerato disdicevole.
Se ti piace tanto il politico ben portante e ben vestito vota Renzi, si veste da fighetto, ha un buon portamento, non è nemmeno brutto.
Rutelli lo votarono le donne a Roma, loro intervistate dicevano che lo preferivano agli altri “perché è bello”. Di esempi ce ne sono altri, e non mi stupisco nemmeno, in Italia è la norma giudicare in base all’aspetto estetico e in base al vestiario. Persino nella filosofia si elevano i bellocci, vedi Fusaro, Cacciari, nella letteratura Baricco seduce il pubblico femminile.
Leggere questo articolo mi ha fatto tornare in mente troppi brutti ricordi, l’Italia per me è stata un inferno sulla terra. Spero che possiate godervi i figli degli idioti, che puntualmente rimangono a casa propria, protetti dal papi, nati col culo al caldo.
Godetevi il figlio di Bossi, la figlia della Fornero, il figlio della Santanché, il figlio di Monti, il figlio di Napolitano, loro si vestono tanto bene, e restano tutti in Italia, spero che ve li godiate alla grande.
Intanto quei pochi studenti che all’università si sono fatti il culo, da anni stanno scegliendo di autodeterminarsi altrove. Tu continua pure a guardar male i rasta o i jeans, io ti saluto da Amsterdam, sono un matematico che ha trovato fortuna altrove e in Italia non ci tornerebbe nemmeno come turista.