Quando le donne non faranno più notizia?

Quando le donne non faranno più notizia?

Oggi il Corriere.it pubblica due notizie che illustrano perfettamente quanto il mondo sia radicalmente diviso sulla figura delle donne nella società.

Da un lato un incoraggiante articolo sulla crescita delle donne imprenditrici nei paesi Ocse e in particolare in Italia dove, secondo una ricerca di Confartigianato, sono più numerose rispetto ad altre nazioni europee tra le quali Germania e Inghilterra. Dall’altro la scelta della multinazionale Ikea di rimuovere le donne dalle foto dei suoi cataloghi in Arabia Saudita per non urtare la sensibilità religiosa dei clienti islamici. È noto che le leggi saudite sono estremamente restrittive in materia di diritti femminili e che i divieti includono anche quello di mostrare pubblicamente qualche centimetro di pelle scoperta.

L’azienda svedese per non incorrere in ripicche, boicottaggi o peggio sanzioni legali, ha pensato di eliminare il problema alla radice a colpi di Photoshop. Così, il catalogo Saudita è l’unico al mondo a presentare case abitate soltanto da uomini e bambini. Appena il fatto è stato reso noto si sono scatenate le polemiche, tanto che l’azienda svedese è stata costretta a scusarsi e a diffondere un comunicato in cui afferma che “escludere le donne dal catalogo è in contrasto con i valori del gruppo Ikea”.

Scuse istituzionali a parte, come biasimare l’ufficio marketing che ha deciso di eliminare le donne da una pubblicità destinata a un paese in cui le donne locali sono invisibili? Un paese in cui guidare, se non sei un uomo, è un reato, come lo è studiare o farsi operare senza il permesso di un parente maschio.

Le polemiche spesso servono a sensibilizzare l’opinione pubblica o a svelare fatti poco chiari, ma in questo caso sembrano del tutto gratuite. Anche i bambini sanno che in alcuni Paesi di fede islamica la tolleranza nei confronti degli usi occidentali è pressoché nulla e che ogni trasgressione viene interpretata come una sfida capace di mettere a fuoco e fiamme consolati e ambasciate. È già capitato e ricapiterà.

Si pretende coraggio da chi, come Ikea e molte altre aziende, ha il solo scopo di vendere. Vero coraggio sarebbe quello di non entrare nei mercati dei paesi che non rispettano i diritti umani. Evento che implicherebbe la fine di molti grandi gruppi imprenditoriali. Ma questa è un’altra storia che poco ha a che fare con la questione femminile.

La realtà è che le donne, ovunque esse vivano, sono ancora oggetto di notizia. Sia che facciano impresa o che si vieti loro di farla. Questo significa che la strada verso un mondo equo, in cui si rispetti la persona indipendentemente dalla combinazione dei cromosomi, è ancora molto lunga.

Da donna mi domando, quanto dovremo aspettare, quante generazioni ancora, prima di sparire dai notiziari, ma non a colpi di Photoshop?

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