“Mariti” di Valentina Diana. L’imperfezione e la felicità.

“Mariti” di Valentina Diana. L’imperfezione e la felicità.

Valentina Diana, scrittrice e attrice di teatro, dopo aver esplorato le relazioni madre-figlio nel brillante romanzo d’esordio Smamma (qui la recensione), lo scorso autunno è tornata in libreria per Einaudi con Mariti. O le imperfezioni di Gi, una storia che questa volta fa le pulci al rapporto di coppia, mettendone in evidenza, con ironia e intelligenza gli aspetti tragicomici.

410f45_23fcb8eeb155450497b5775c387cd42a.jpg_srz_222_348_85_22_0.50_1.20_0.00_jpg_srzIn Mariti la scrittrice torinese racconta le vicende di Drina e Gi (già la scelta dei nomi la dice lunga sul tono scanzonato del libro), una coppia, lei attrice senza troppo successo, lui architetto sognatore, che si sposa in seconde nozze, ciascuno con un figlio nato dal precedente matrimonio e ciascuno alla ricerca di una serenità che solo l’esperienza e l’accettazione dei difetti altrui può offrire. E proprio sull’imperfezione, come annuncia il sottotitolo, s’impernia l’intero romanzo che fa dell’indulgenza nei confronti degli errori e delle piccole manie del proprio partner un elisir di lunga vita della coppia.

Mariti è una tipica commedia all’italiana che si lascia leggere senza fatica e allo stesso tempo offre spunti di riflessione tutt’altro che banali. Tra le righe di una storia molto simile a quelle che si trovano oggi nella realtà – difficoltà economiche, famiglie allargate e sogni infranti – storie in cui gli episodi buffi si alternano a quelli più difficili, proprio come i giorni della vita, Valentina Diana sa regalare anche pagine costellate di belle verità.

La vita non può finire, mi diceva Gi una delle nostre notti, perché la vita è un insieme di cose talmente piccole che anche se la tagli e la tagli, ce n’è sempre un po’. Anche se muori, ne resta comunque un po’ nella vita degli altri, per esempio.

La verve stilistica di Valentina Diana, abbondantemente dimostrata in Smamma, si conferma pienamente in Mariti e colloca l’autrice tra quelle scrittrici capaci di raccontare il proprio tempo con acume, trasformando il quotidiano in pièce teatrale.

Una lettura ottimista (che non fa mai male).

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