Limonov. Emmanuel Carrère

Limonov. Emmanuel Carrère

Maggio 2013

Patrizia&Giuditta 2 Voci per 1 Libro è una rubrica che nasce dall’incontro di due persone distanti per formazione ed esperienze di vita, ma unite da una grande passione per i libri e la letteratura. Due donne, Giuditta e io, che si sono conosciute leggendo l’una il blog dell’altra senza essersi mai incontrate di persona (ma intenzionate a farlo presto), due “sentire” spesso discordanti ma sempre rispettosi e aperti al confronto. Da questa complicità è nata, tra un tweet e l’altro, l’idea della rubrica. Un luogo in cui confrontarsi su un libro diverso ogni mese in modo divertente e scanzonato, senza il rigore di una recensione, ma con l’attenzione ai dettagli. Una sorta di gioco (liberamente tratto dalle famose interviste della trasmissione “Le Iene”) che vi permetterà di conoscere nuovi romanzi e sorridere un po’. Per assecondare i gusti di tutti i lettori, abbiamo deciso di seguire uno schema che prevede l’alternarsi di un autore italiano, uno spagnolo e uno di qualsiasi altra nazionalità. Il mese di maggio è dedicato a Limonov di Emmanuel Carrère, scrittore francese tradotto in numerose lingue, che nel 2011, in Francia, ha vinto il premio Renaudot. Un’interessante biografia romanzata che, attraverso la narrazione della vita dello scrittore e attivista russo Eduard Limonov, fondatore del partito nazionalbolscevico, ci racconta le vicende russe dal 1942 fino ai giorni nostri.

 Limonov

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Emmanuel Carrère

Adelphi

 Patrizia   twitter: @patrizialadaga  Giuditta  twitter: @tempoxme_libri     www.libri.tempoxme.it
1. Dai un voto alla copertina e spiegala
Voto: 9.Una copertina essenziale, come tutte quelle di Adelphi, con la foto del protagonista in bianco e nero su un fondo azzurro. Un’immagine sobria ed elegante che ben compensa gli eccessi della vita di Limonov. Voto: 8.Le copertine dell’Adelphi hanno scelto la strada di una sobria riconoscibilità. Molti tratti distintivi, pochissime varianti, a premiare una fedeltà indiscussa e non gridata da parte dei lettori. Forse nello specifico, viste l’eccezione e l’eccessività del protagonista avrei osato qualche colore più accesso rispetto all’elegante tonalità di celeste-grigio utilizzata.
2. L’incipit è…
Giornalistico. Carrère cattura subito l’attenzione del lettore grazie al riferimento a nomi noti della scena politica recente, e a vicende attuali. Che dire a Carrère? Incipit sicuramente di forte impatto, che getta il lettore nella mischia dei tanti intrighi russi, partendo dal nome di una giornalista molto amata in occidente: Anna Politkovskaja, che serve ad accendere immediatamente la curiosità.
3. Due aggettivi per la trama
Vivace e coinvolgente.  Urticante e accurata nella ricostruzione di ambientazioni e scenari.
4. Due aggettivi per lo stile
Crudo e circostanziato. Fluido e duttile all’adattarsi ai diversi aspetti del racconto.
5. La frase più bella

Limonov è il libro sbagliato per trovare frasi “belle”, intese come poetiche o emotivamente toccanti. Ne ho scelta una, brevissima, che credo riassuma in modo eccellente il modo che il protagonista ha di intendere la vita:

 … (Limonov) preferisce essere il capo di un partito di tre persone che seguace di uno che ne raccoglie milioni.

Più che la vita di Limonov, sono stata affascinata dalla lucidità e profondità con cui Carrère guarda al suo protagonista, a se stesso e alle tante comparse, molte famose e di spessore, che affollano le pagine. Per questo scelgo un brano, perdonatemi se eccessivamente lungo, che dà conto di questo aspetto:

Forse quest’idea ha senso soltanto nel quadro di una dottrina che considera l'”io” un’illusione, e chi non vi aderisce potrebbe addurre mille controesempi; tutto il nostro sistema di pensiero si fonda su una gerarchia di meriti per cui il Mahatma Gandhi è una figura umana più elevata, diciamo, del pedofilo e assassino Marc Dutroux. Scelgo di proposito un esempio incontrovertibile, poiché molti casi sono discutibili, i criteri variabili, e del resto gli stessi buddhisti insistono sulla necessità di distinguere, nella condotta di vita, l’uomo puro dal corrotto. Tuttavia, e benché io stesso stabilisca di continuo gerarchie del genere, e come Limonov non possa incontrare uno dei miei simili senza chiedermi più o meno consapevolmente se sono al di sopra o al di sotto di lui e sentirmi quindi sollevato o mortificato, penso che quest’idea – ripeto: “L’uomo che si ritiene superiore, inferiore o anche uguale a un altro non capisce la realtà” – rappresenti il vertice della saggezza e non basti una vita a farsene permeare, ad assimilarla, a interiorizzarla in modo che cessi di essere un’idea e plasmi invece il nostro modo di vedere e di agire in ogni situazione. Scrivere questo libro rappresenta per me un modo bizzarro di lavorarci su.

6. La frase più brutta

Il cinismo, la cattiveria, il disprezzo per ogni forma di pietà, sono tratti del carattere di Limonov che emergono abbondantemente in tutto il romanzo. Frasi “brutte” nel senso di crude, volgari o dichiaratamente pornografiche si ripetono con frequenza, ma il passaggio più crudele è quello che lo stesso Limonov scrive a proposito di un bambino di cinque anni, leucemico, prossimo alla morte:

E va bene, morirà di cancro il piccolo, e chi se ne frega! Sì, è un bel bambino, sì, che pena, ma io ripeto: chi se ne frega! Anzi, meglio così. Che crepi quel moccioso figlio di ricchi, sono contento. Perché dovrei fingere tenerezza e pietà mentre la mia stessa vita, seria e unica, è distrutta da tutti quei merdosi, senza nessuna eccezione? Muori bambino condannato! Non ti aiuteranno né il cobalto né i dollari. Il cancro non rispetta il denaro. Offrigli pure miliardi, lui non farà marcia indietro. Ed è bene che sia così: almeno una cosa davanti alla quale tutti sono uguali.

Come in altre occasioni della rubrica, il brutto riguarda il contenuto e non lo stile. Questa scena mi ronza ancora nella mente e mi lacera il cuore in tutta la sua brutale e ferina violenza.

Al suo segnale, gli altri cominciano a palpare le ragazze. Ci scapperà uno stupro. Ci scappa uno stupro. Ben presto una delle ragazze si ritrova nuda: è grassa, ha la pelle chiara, dev’essere di una famiglia proletaria di Saltov. A turno gli scagnozzi di Tuzik le infilano le dita nella passera. Eduard fa come loro; sente umido e freddo, e le dita, quando le tira fuori, sono sporche di sangue. Di colpo ritorna in sé, l’eccitazione si spegne. A qualche metro di distanza, in dieci fanno la fila per violentare l’altra ragazza. Nel frattempo il tizio viene pestato con violenza. Si lamenta sempre più debolmente, poi cessa di muoversi. Metà del suo volto è ridotta a una poltiglia sanguinolenta.

7. Il personaggio più riuscito
Dal momento che tutto quello che si legge nel libro è realmente accaduto riesce difficile indicare un personaggio più riuscito di un altro. Tengo invece a sottolineare che il ritratto di Eduard Limonov è estremamente accurato, nel bene e nel male, e che è pregevole lo sforzo di neutralità da parte di Carrère, che spesso (ma non sempre) sospende il giudizio lasciando al lettore il compito di valutare il comportamento del suo protagonista. Sono i personaggi, a mio avviso, la felicità vera del libro. Non solo Limonov è “riuscito” nella sua acre complessità e contraddittorietà, ma tutti quelli che lo circondano, lo incontrano, si scontrano con lui o anche quelli che Carrère tira in campo senza che abbiano alcun legame con Limonov. Tra i tanti scelgo Prilepin, perché se già come scrittore mi aveva incuriosito moltissimo (in Italia è edito da Voland), ritrovarlo nelle pagine di questo romanzo è stato come guardarlo da un’angolatura diversa che aggiunge carisma e interesse alla sua figura.
8. Il personaggio meno azzeccato
Il libro è costellato di personaggi di ogni genere, ma tutti hanno una loro precisa collocazione e sono funzionali alla narrazione, soprattutto perché sono veri. Impossibile non azzeccarli. Sicuramente le donne, a partire da quelle amate da Limonov: eccessive, smodate, indecorose, fragili e spudorate. Forse per gli uomini simili donne possono avere un innegabile fascino, ma per una donna è difficile provare empatia e simpatia per i loro atteggiamenti. Proprio sul femminile, mi sembra che Carrère giochi maggiormente e con meno naturalezza, quasi con affettazione scandalistica il tema dello scabroso.
9 La fine è…
Vagamente poetica. L’unica concessione al sentimentalismo che l’autore si permette nel corso del libro. Troppo studiata e ricercata, con un piglio di artificioso e di retorico.
10. A chi lo consiglieresti?
Ovviamente a chi ama le biografie, ma non solo quelle dei personaggi di successo o degli eroi del bene. Limonov è la storia di un uomo che imposta la “propria strategia di vita sul presupposto dell’ostilità altrui” e per difendersi ritiene che occorra essere “coraggiosi, vigili e pronti ad uccidere”. Se si accetta questa premessa, la lettura è davvero interessante. Carrère è un abile e tenace narratore. Tiene insieme con maestria storia e biografia, racconto e narrazione, romanzesco e saggistico. Il risultato è di vivo e grande interesse, nonostante l’ottica del francese sia spesso univoca e rigida, pur conservandosi sempre dettagliata e motivata. L’eterogeneità del libro lo rende adatto sia a chi ama le letture saggistiche sia a chi preferisce l’andamento romanzesco.

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