Libri giusti al momento sbagliato (il mio)

Libri giusti al momento sbagliato (il mio)

Ci sono romanzi che forse non sono opere maestre eppure ci conquistano per qualche dettaglio in cui ci riconosciamo, sia un personaggio, un luogo, una riflessione. Libri che amiamo immediatamente, spesso per sempre, narrazioni il cui ricordo ci fa stare bene.

Altri romanzi, invece, ci lasciano indifferenti, non possiamo affermare che non ci siano piaciuti o che non siano ben scritti, eppure non sanno trovare casa in un angolo del cuore. Spesso, ciò dipende poco o per nulla dal romanzo, dipende da noi.

Alcune letture capitano nel momento migliore altre, invece, le affrontiamo quando non dovremmo e il risultato è spesso un senso di insoddisfazione.

Dico questo perché i tre romanzi che sto per presentare sono titoli usciti di recente, che ho avuto modo di leggere, ma che non sono riusciti a far scattare in me la scintilla della passione.

Si tratta di storie molto diverse tra loro, tutte interessanti, originali e ben scritte, che hanno avuto un discreto successo e sono state elogiate dal pubblico e dalla critica, eppure per i motivi più vari, non mi hanno del tutto convinto.

So di andare in controtendenza con queste brevi recensioni, ma credo che i gusti individuali non siano opinabili e soprattutto che nulla sia più errato, semplicistico e offensivo, del definire “brutto” un romanzo. Un libro è quello che diventa nella nostra mente.

Per questo, dopo un lungo meditare, ho deciso di raccontare, in breve, questi romanzi. Io non ho saputo apprezzarli fino in fondo, probabilmente perché nonostante siano libri “giusti”, sono arrivati in un mio momento sbagliato, ma sono certa che molti dei lettori potrebbero trovare nelle loro storie quello di cui hanno bisogno.

Ve li propongo nel modo più semplice possibile, spiegando i miei “sì” e i miei “no”.

Ciascuno troverà i suoi.

Gli anni al contrario – Nadia Terranova – Einaudi

La trama: gli anni della lotta armata raccontati attraverso la vita una giovanissima coppia messinese, Giovanni e Aurora, figlio di un avvocato comunista lui e con un padre fascistissimo lei. Un matrimonio da cui nasce un figlia, Mara, che non sarà sufficiente a tenere unita la coppia, tormentata dalle aspirazioni rivoluzionarie di Giovanni, che finirà per placare le sue frustrazioni con l’eroina. Aurora, con tolleranza e pazienza, saprà crescere Mara, che imparerà presto ad avere a che fare con un padre infantile, ma a modo suo amorevole.

Perché sì: Perché Nadia Terranova, apprezzata autrice di libri per ragazzi, scrive davvero bene, la storia si legge con scioltezza e non manca di toccare corde sensibili.

Perché no: Perché degli anni settanta e delle loro lotte, dei loro tipi umani con le siringhe al braccio per fuggire da tutti i mali, in questo periodo non sentivo la necessità. Ho bisogno, abbiamo tutti bisogno, di guardare avanti.

E le stelle non stanno a guardare – Loredana Limone – Salani


La trama: A Borgo Propizio, ridente paesino della provincia italiana, già protagonista del primo romanzo di Loredana Limone, si organizza un grande festival letterario per l’inaugurazione della Biblioteca civica, un evento straordinario per un luogo così piccolo, ma con una comunità ben nutrita di bizzarri personaggi. L’arrivo di una forestiera, Antonia, in fuga dalla città e dai tormenti interiori, porterà brio e mistero nella vita del borgo.

Perché sì. Perché E le stelle non stanno a guardare è una fiaba, positiva persino nelle virgole. Ogni personaggio (e sono tanti), sprizza voglia di vivere e di superare le spesso banali preoccupazioni quotidiane, il senso di comunità è più forte delle rivalità individuali, l’umanità che si respira per le strade del borgo fa bene alla salute.

Perché no: Perché, nonostante il bagno di positività e il desiderio di credere che la provincia italiana sia così meravigliosamente accogliente, 387 pagine mi sono risultate di troppo. Troppo zucchero ovunque, personaggi spesso sopra le righe e dialoghi stucchevoli. Probabilmente, quando l’ho letto, non avevo troppa voglia di illudermi.

Pornokiller – Marco Cubeddu – Mondadori


La trama: Pornokiller è la rappresentazione, enfatizzata e grottesca, del peggior prodotto dell’ultimo ventennio, dominato dal denaro e dall’immagine. Carlo Ballauri, il protagonista, è un regista italiano di film porno a Los Angeles, 200 kg di uomo allo sbando la cui principale occupazione, oltre a mangiare ogni porcheria commestibile, è quella di bere e imbottirsi di droghe. Il suo mondo è fatto di spogliarelliste, loschi individui e ricchi corrotti, una realtà decadente e volgare dove il trash è la regola. Un giorno Ballauri incontra una una ragazzina dal corpo efebico che lo ricatta così: “cinquanta euro o mi metto a urlare che stai provando a stuprarmi”. Carlo le consegna il denaro e ne fa la sua musa, il simbolo vivente del suo sogno di riscatto, che dovrebbe concretizzarsi attraverso un progetto abbandonato da anni: il mock documentary (falso documentario) Lolita cyberpunk. Da qui in poi si succedono i colpi di scena e il pulp vince su tutto.

Perché sì: Perché è un libro dichiaratamente sgradevole, esagerato, spesso disgustoso, con personaggi paradossali e situazioni irritanti che lo rendono originale e divertente.

Perché no: Perché gli stessi motivi che inizialmente rendono Pornokiller un romanzo sorprendente, hanno finito per spazientirmi, provocando un irresistibile desiderio di letture “pulite” ed edificanti.

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