Italia ospite d’onore a Bruxelles

Italia ospite d’onore a Bruxelles

La sveglia suona alla 4.40. Ho un aereo da prendere per andare a Bruxelles alla 42ª edizione della Foire du Livre che si tiene dall’1 al 5 marzo. So che l’Italia è stata ospite d’onore e voglio vedere come trattano i nostri scrittori da queste parti.

È la prima volta che atterro a Bruxelles, l’aeroporto è immerso in una fitta nebbia, sembra Milano nei giorni peggiori. Sulla strada che porta in città si procede a passo d’uomo. Il taxista mi spiega che in Belgio ci sono undici milioni di abitanti e sei milioni di auto e come se non bastasse la polizia ha bloccato la circolazione in alcune zone per via del Consiglio d’Europa in atto proprio in questi giorni. In ogni caso, poco dopo le dieci sto già girando per i padiglioni espositivi.

Il centro fieristico ” Tour & Taxis” si estende su 17 mila metri quadrati ma la zona dedicata all’Italia è un po’ ridotta rispetto a quello che immaginavo e soprattutto l’allestimentoè un po’ “povero” se confrontato con i coloratissimi stand delle molte case editrici francesi che ci circondano.

Nello spazio tricolore la Piola Libri, libreria che contribuisce alla divulgazione della letteratura italiana a Bruxelles, presenta al pubblico i volumi dei nostri autori più noti in lingua originale. Motore dell’iniziativa è la Società Dante Alighieri che in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali dell’Ambasciata d’Italia e la sponsorizzazione di Banca Montepaschi Belgio ed Enel è riuscita a richiamare l’attenzione dei media, non solo locali, sull’evento. In calendario infatti sono previsti diversi incontri con autori italiani di fama come Simonetta Agnello Hornby, Stefano Benni, Caterina Bonvicini, Gianrico Carofiglio, Marcello Fois, Michela Murgia, Valeria Parrella e molti altri. Giusto accanto alla stand è stato allestito il “club letterario”, un “salotto” destinato proprio a questi incontri. Apprezzo anche l’angolo chiamato  “Club Italie” in cui una libreria ha riunito i romanzi dei nostri scrittori tradotti in francese.

Nel giro di un’ora, mentre io leggo dozzine di quarte di copertina di autori  belgi e francesi, molti dei quali, lo ammetto, a me sconosciuti, la fiera si riempie di bambini. Intere scolaresche dai 6 ai 16 anni invadono i corridoi del padiglione dedicato alla letteratura per ragazzi per poi infilarsi in ogni angolo con i loro cappellini rosa o le magliette arancioni. Tutti hanno in mano un sacchetto con i regali che le case editrici fanno ai piccoli lettori. I più grandicelli fanno la fila alla cassa per acquistare i loro volumi preferiti ed è piacevole vedere che tra le nuove generazioni c’è ancora chi apprezza la lettura.

Mentre osservo i ragazzi con i loro libri in mano rifletto sul fatto che qui si vede e si vende solo carta. Se non fosse per l’Ipad che porto in mano per scattare foto e prendere appunti, potrei dimenticarmi di essere nel 2012. La fiera ha molti stand dedicati ai gadget in qualche modo in realzione con la scrittura “d’altri tempi”, dai quaderni alle agende fino alle biro o alle matite più originali. Mi domando quanto durerà ancora tutto questo. Arriveremo a fiere solo virtuali?

Alle dodici prendo posto alla conferenza in omaggio di Carlo Fruttero, autore piemontese scomparso il 15 gennaio di quest’anno. Daniel Mangano, dell’Isti-Heb, Institut Supérieur de Traducteurs et Interprètes de la Haute Ecole de Bruxelles, e la professoressa Inge Lanslots, esperta dei romanzi di Fruttero, raccontano la vita e le opere di questo autore il cui nome resta inseparabile da quello del grande amico Franco Lucentini con il quale ha condiviso i successi dei loro gialli e la direzione per un ventennio della collana di fantascienza Urania di Mondadori. Secondo il relatore, in Italia il lavoro della coppia di scrittori, che veniva spesso indicata come “la Ditta”,  è  stato ingiustamente sottovalutato perché scrivere a quattro mani è “in contrasto con la filosofia crociana che vede la letteratura come il frutto del pensiero individuale”. Scopro che Fruttero è stato sepolto nel cimitero di Castiglione della Pescaia vicino al suo illustre amico Italo Calvino e che con sé nella tomba ha voluto una copia di Pinocchio. Non posso evitare di chiedermi che libro porterei con me nell’ultimo viaggio.

Ad assistere a questa prima conferenza siamo in pochi. Anche lo stand italiano è tra i meno visitati. In fondo è giovedì ed è solo il primo giorno. La maggioranza dei nomi noti arriveranno nel weekend, quando io, purtroppo, non potrò esserci. Dopo Fruttero è la volta di un altro convegno dedicato a uno scrittore che non c’è più. L’omaggio questa volta è al siciliano Vincenzo Consolo, anch’egli scomparso di recente.

Poco prima dell’inizio leggo via Twitter la notizia del decesso di Lucio Dalla. Da quando sono arrivata non faccio che sentir parlare di morte e la cosa m’incupisce nonostante il vociare allegro della folla che aumenta con il passare delle ore. Gli organizzatori prevedono di raggiungere i 70 mila visitatori nei cinque giorni di fiera.

Il tempo a mia disposizione sta per scadere, vorrei tanto restare perché alle 18.00 arriva Antonio Pennacchi, un autore che apprezzo molto e a cui mi piacerebbe fare qualche domanda, ma  il mio aereo di ritorno non mi permette di fare così tardi. Mangio un sandwich e scappo veloce verso l’eroporto. È stata una toccata e fuga, solo un “assaggio” di fiera che mi ha indicato quante cose si possono e si potrebbero fare per promuovere la nostra letteratura all’estero.

Il prossimo appuntamento davvero importante sarà quello con il Salone del libro di Torino dal 10 al 14 maggio. Il paese ospite sarà la Spagna, la mia terra d’adozione e al Lingotto Fiere, prometto, non mi fermerò solo poche ore.

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